by Andrea Frighi
Dopo aver studiato preliminarmente il soggetto-bersaglio dovrai ottenere le famigerate informazioni utili alla tua indagine.
Per farlo dovrai conversare con le persone
che conoscono il soggetto.
L’intervista è una fase cruciale del lavoro
dell’investigatore per cui è necessario seguire determinate regole.
La persona con cui converserai (che sia
un parente del bersaglio, un suo amico, un suo conoscente, un suo vicino di
casa, un suo collega di lavoro) sarà per te un completo sconosciuto.
Perciò è essenziale, ai fini di
procedere alla conversazione, possedere una scusante d’approccio che
in qualche modo giustifichi le richieste che farai ai tuoi intervistati.
Richieste che ovviamente riguarderanno la persona-bersaglio.
Ma andiamo con ordine.
Immagina che un completo sconosciuto si esibisca alla
tua porta e, dopo essersi presentato, incominci a sparare a raffica una serie
di domande che riguardano un tuo amico. La tua prima reazione, oltre
all’incredulità, sarà quella di chiederti: “perché questa persona mi sta
ponendo tutte queste domande su un mio amico?” “perché gli dovrei rispondere?”.
Apro una piccola parentesi: non pensare
che la tua reazione sia identica a quella degli altri. Ti assicuro che esistono
persone che rispondono a qualsiasi domanda, senza nemmeno chiedersi il motivo,
per il semplice gusto di fare conversazione.
E’ vero, questo tipo di persone esiste
ma esse non costituiranno la fetta più grossa del popolo dei tuoi
intervistati. Il detective spesso avrà a che fare con diffidenti.
Perciò è bene che l’investigatore si formi
preventivamente nella propria testa una scusante d’approccio che giustifichi il
fatto di porre a uno sconosciuto alcune domande riguardanti un suo conoscente.
Facciamo però un passo indietro.
Prima di cominciare una qualsiasi conversazione con
chiunque, esiste una fase che viene spesso sottovalutata nonostante sia
fondamentale per proseguire al meglio il dialogo. Si tratta della fase
dell’approccio.
Di fatti, prima di cominciare a
dialogare insieme a una persona bisogna approcciarla!
E questa fase deve seguire determinate
regole se vuoi fare una buona impressione fin da subito. Poi la conversazione
proseguirà mostrando le doti di cui abbiamo parlato nei precedenti articoli, per cui dovrai mostrarti una persona solare, sicura
di sé ecc. ma prima di tutto devi fare una buona impressione iniziale.
Le persone ci mettono pochi secondi a
formarsi una prima sensazione riguardo a uno sconosciuto, è un qualcosa di talmente innato nell’animo umano
che spesso non ce ne rendiamo conto.
E’ vero che, proseguendo nella conversazione, potrai
far cambiare idea all’interlocutore, ma nel nostro lavoro è sempre meglio
partire con il piede giusto.
Una buona prima impressione, come abbiamo visto, è
data anche dall’abbigliamento e dal look in generale. Solo dopo esserti
presentato al meglio potrai pensare di approcciare l’intervistato.
Che cos’è l’approccio? La fase dell’approccio non è altro che il primo
e immediato scambio di battute che fai con l’interlocutore.
La definizione è abbastanza semplice, sorgono però
alcune problematiche, vediamole insieme.
Se fermi uno sconosciuto per strada e cominci a
parlare con lui, la sua prima reazione sarà di difesa. Non sa che cosa
aspettarsi dall’imminente dialogo per cui sarai tu a doverlo tranquillizzare.
In effetti la fase
dell’approccio è quella fase che va dalla prima battuta che scambi con
l’intervistato fino al momento in cui egli avrà accettato la tua presenza e
sarà quindi pronto a fare conversazione.
Lo scopo dell’approccio non è soltanto
quello di scambiare le prime battute. Lo stesso presenta infatti due finalità,
che dovranno essere raggiunte subito dopo l’approccio stesso
1. TRASMETTERE
TRANQUILLITA’
Sappi che nessuno sarà pronto a fare
conversazione senza prima sentirsi a proprio agio e senza essere in uno stato
di tranquillità interiore. Attraverso l’approccio, sarà proprio la tranquillità
quello stato d’animo che dovrai trasmettere al tuo interlocutore, in modo da
renderlo disponibile a conversare.
2. TRASMETTERE
CURIOSITA’
Se vuoi che la conversazione prosegua
dovrai essere bravo a trasmettere all’intervistato una sensazione di curiosità.
Se il tuo interlocutore è piacevolmente interessato a ciò che dici, non avrà
problemi a proseguire la conversazione e quindi a rispondere alle tue domande.
Ricapitoliamo: è importante approcciare un soggetto
con l’atteggiamento giusto, dopodiché, una volta che ha accettato la tua
presenza, dovrai trasmettere in lui tranquillità e curiosità.
Non prendere queste fasi come uno schema
fisso: può accadere che l’interlocutore sia
un tipo sicuro di sé per natura e quindi sia tranquillo ancora prima di avere
accettato la tua presenza. Oppure può essere di per sé un tipo curioso, non
dovrai perciò preoccuparti di instradarlo verso quel sentimento. Insomma,
dipende da soggetto a soggetto e da situazione a situazione, tuttavia tieni
presente che nessuna conversazione sarà possibile se il tuo
interlocutore non si sente rilassato e in seguito incuriosito.
Trattiamo ora l’approccio vero e proprio.
Quale deve essere l’atteggiamento
giusto?
Esistono alcune regole base, vediamo di elencarle di
seguito:
·
Postura aperta: questo significa, come abbiamo già visto, petto
leggermente in fuori, gestualità mentre si parla (non frenetica), mani aperte
(evita le braccia conserte) e disponibilità al dialogo.
·
Sorriso: una persona sorridente è in genere più accettata
di una immusonita. Se approcci con decisione, il sorriso sarà la tua arma in
più. Tieni conto che trametterai fiducia all’interlocutore poiché risulta
sempre più piacevole conversare con una persona allegra.
·
TRANQUILLITA’: è il punto principale. Se quando approcci ti
trema la voce, ciò indica che hai paura e che non sei sicuro di quello che
dici: questo metterà immediatamente in guardia il tuo intervistato, che
si metterà sulla difensiva. Inoltre se hai fretta di arrivare alla fine
della frase rischi di mangiarti le parole, dando all’interlocutore l’idea di
una persona agitata. Non è mai piacevole parlare con qualcuno che non si sente
a proprio agio e si mostra agitato.
·
Chiarezza nell’esposizione: come già illustrato una buona esposizione,
eseguita scegliendo con cura le parole, ti porrà in una condizione di
vantaggio. Innanzitutto la proprietà di linguaggio appartiene a una persona
colta e sarà questa l’impressione che darai all’interlocutore, inoltre grazie
alla chiarezza d’esposizione il tuo intervistato non avrà difficoltà a
comprenderti. Una buona esposizione dipende anche dalla tranquillità e
viceversa, da qui il fatto che il punto precedente è considerato il più
importante.
·
Voce alta: non significa urlare! Significa semplicemente
tenere un tono di voce poco più alto del normale. Alcune persone possiedono un
tono di voce veramente basso, ma l’investigatore deve imparare ad alzare
leggermente il volume. Non è bello sentirsi rispondere, dopo la frase
d’approccio, con locuzioni tipo: “scusi?”, “come?”, “non ho capito mi scusi”.
In quel modo avrai già dato fastidio al tuo intervistato, il quale si sarà già
messo sulla difensiva.
·
Mantieni il contatto
visivo: quando approcci guarda negli occhi
l’interlocutore. Mantenere lo sguardo indica sicurezza e quindi che sei
convinto di quello che stai dicendo. Se la persona è di sesso opposto al tuo
ciò è utile per creare una certa dose di attrazione, sempre indispensabile nel
nostro mestiere.
·
Osserva il contesto: è importante che tu capisca dove ti trovi così
da modificare il tuo atteggiamento a seconda dei casi. Faccio un rapido
esempio: se devi chiedere informazioni a una donna in discoteca, è chiaro che
ti servirà un tono di voce molto alto, dovrai portare parecchia energia se vuoi
che ti ascolti, oltre a una sana dose di divertimento. Se invece ti fingi un
disoccupato in cerca di lavoro, dovrai assumere l’atteggiamento di una persona
che tende a sottomettersi e, nonostante ti abbia insegnato a comportarti nella
maniera opposta, in certe occasioni fingersi di basso valore conviene. Insomma,
guarda dove ti trovi, chi hai davanti e modifica il tuo atteggiamento in base a
ciò che vedi.
Queste le caratteristiche principali.
Ed ora la domanda che ti stai facendo da un pezzo:
Ma cosa bisogna dire durante un
approccio??
E la risposta ti deluderà! Ma ti assicuro che è la
migliore che io possa darti.
Non è importante quello che dici,
l’importante è COME lo dici!
L’unica cosa che conta in effetti
è L’IMPRESSIONE CHE FARAI AL TUO INTERLOCUTORE.
Per approcciare una persona va bene veramente
qualsiasi cosa, l’importante è seguire le linee comportamentali che abbiamo
elencato poco fa. Inoltre, se hai formato preventivamente nella tua testa una
scusante d’approccio non avrai difficoltà.
Facciamo un piccolo esempio andando a
riprendere la situazione descritta nell’articolo COME OTTENERE INFORMAZIONI SU PERSONE. Per comodità riporto qui il trafiletto
dell’articolo.
Due ragazze camminano lungo la strada del centro di
una nota località turistica, a quell’ora ricolma di persone.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Hanno 25 anni. Silvana non è molto alta ma è carina, snella, ha un bel viso, gli occhi chiari e i capelli ramati. L’amica, molto più alta e corpulenta di lei, si chiama Lavinia.
A un certo punto si avvicina un ragazzo. Non è una grande bellezza ma la sua postura esprime sicurezza così come il tono della voce e il sorriso stampato sulle labbra.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Hanno 25 anni. Silvana non è molto alta ma è carina, snella, ha un bel viso, gli occhi chiari e i capelli ramati. L’amica, molto più alta e corpulenta di lei, si chiama Lavinia.
A un certo punto si avvicina un ragazzo. Non è una grande bellezza ma la sua postura esprime sicurezza così come il tono della voce e il sorriso stampato sulle labbra.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
Semplificando, la frase utilizzata dal nostro
detective Antonio suona più o meno così: “Sai come staresti bene tu? Come mia
fidanzata”.
Ora, ti sembra che questa frase possa far colpo su una
persona (in particolare su una donna)? A leggerla ovviamente NO. Sono sicuro
che starai pensando che se ti presenti a una ragazza con quella frase, la
fanciulla si allontanerà alterata.
E invece nel caso di Antonio ha
funzionato! Perché? Perché ha tenuto conto del contesto, perché l’ha
espressa con tranquillità, senza mangiarsi le parole, con sicurezza e con il
sorriso sulle labbra.
So che non ci credi, ma è proprio questo a fare la
differenza.
Una qualsiasi frase, all’apparenza stupida, può
rivelarsi perfetta se mantieni il giusto atteggiamento!
Prova a pensare alla frase “Sei bellissima”. Essa può
suscitare emozioni positive o negative in una donna, a seconda del contesto e
di come la esprimi: un conto è urlare la frase, magari preceduta da un fischio,
a una sconosciuta che cammina per strada e poi scappare via. Un altro è
sussurrarla dolcemente all’orecchio della tua fidanzata dopo averla guardata
dritta negli occhi, durante un appuntamento. Nel primo caso la donna sarà
infastidita, nel secondo sarà in estasi. Eppure la frase è esattamente la stessa!
Alle volte per approcciare una persona
non c’è niente di meglio che iniziare il discorso legandoti al suo
abbigliamento o comunque a qualche ammennicolo che indossa. Può essere una
t-shirt, un paio di occhiali da sole, un braccialetto.
Quando ero ancora un collaboratore mi esercitavo
spesso a parlare con sconosciuti. Mi ponevo un obiettivo e cercavo di
raggiungerlo per capire fino a che punto ero in grado di far parlare le
persone. Un giorno mi trovavo in viaggio su un treno e davanti a me c’era una ragazza.
Volevo arrivare a capire, per gioco, se fosse fidanzata. Certo non avrei potuto
approcciarla porgendole quella domanda, così provai a raggiungere il mio
obiettivo seguendo le regole che ho elencato in questo articolo.
Stava leggendo e notai un bracciale particolare in legno sul suo braccio sinistro. Era di quelli con il simbolo dell’infinito, molto in voga allora. Per approcciarla aspettai che alzasse lo sguardo dal libro e mi guardasse. Quando ciò accadde, le sorrisi e dissi: “è da un po’ che guardo il tuo bracciale. Ho un’amica che ha il tuo stesso stile e volevo regalargliene uno. Dove l’hai comprato?”. La ragazza fu felice di rispondermi e la conversazione proseguì senza problemi. Avevo osservato il contesto, le avevo rivolto la parola senza balbettare e senza mostrarmi agitato, esponendo in maniera chiara le parole. Inoltre l’avevo fatta sentire simile a me, poiché le ho detto che avevo un’amica con i suoi stessi gusti. Infine avevo sostenuto il suo sguardo, senza mai mostrarmi imbarazzato. Tutti elementi che hanno giocato a mio vantaggio. Fu una delle prime volte che compresi l’importanza di assumere l’atteggiamento corretto durante una conversazione.
Stava leggendo e notai un bracciale particolare in legno sul suo braccio sinistro. Era di quelli con il simbolo dell’infinito, molto in voga allora. Per approcciarla aspettai che alzasse lo sguardo dal libro e mi guardasse. Quando ciò accadde, le sorrisi e dissi: “è da un po’ che guardo il tuo bracciale. Ho un’amica che ha il tuo stesso stile e volevo regalargliene uno. Dove l’hai comprato?”. La ragazza fu felice di rispondermi e la conversazione proseguì senza problemi. Avevo osservato il contesto, le avevo rivolto la parola senza balbettare e senza mostrarmi agitato, esponendo in maniera chiara le parole. Inoltre l’avevo fatta sentire simile a me, poiché le ho detto che avevo un’amica con i suoi stessi gusti. Infine avevo sostenuto il suo sguardo, senza mai mostrarmi imbarazzato. Tutti elementi che hanno giocato a mio vantaggio. Fu una delle prime volte che compresi l’importanza di assumere l’atteggiamento corretto durante una conversazione.
Di seguito, rapidi esempi di approccio
che mi sono capitati nelle più svariate situazioni.
Mi trovavo in anagrafe a Milano in attesa del mio
turno. Sapevo che un’amica del mio bersaglio quel giorno si sarebbe recata lì
per un certificato. Per approcciarla bastò una semplice frase. Attesi il
momento in cui ella mostrava segni di impazienza (ti assicuro che i tempi
d’attesa dell’anagrafe di Milano esulano dall’immaginario di qualsiasi essere
umano!) e, quando finalmente sbuffò annoiata, mi avvicinai e dissi: “coda
infinita oggi eh?”. Lei rispose con un sorriso e con un “eh sì”. Da lì
proseguii la conversazione.
Dovevo approcciare un tizio, proprietario di
un’agenzia immobiliare. Dalle informazioni che avevo raccolto era un patito di
automobili e conosceva il loro funzionamento alla perfezione tanto da
guadagnare soldi extra come meccanico a tempo perso.
Simulai un guasto alla mia auto e citofonai all’agenzia, uno dei pochi uffici aperti a quell’ora. L’uomo aprì la porta e disse: “sì, dica”. Replicai con il tono di chi stava chiedendo un favore ed era dispiaciuto nel farlo, tenendo allo stesso tempo un atteggiamento deciso e poco auto commiserevole: “Buon giorno, mi scusi tanto ma ho la macchina ferma qui fuori, non sono di qui e non so a chi chiedere aiuto. Lei se ne intende?”. L’uomo fu felice di offrirmi il suo aiuto e mentre sistemava la vettura potei comodamente fare conversazione.
Simulai un guasto alla mia auto e citofonai all’agenzia, uno dei pochi uffici aperti a quell’ora. L’uomo aprì la porta e disse: “sì, dica”. Replicai con il tono di chi stava chiedendo un favore ed era dispiaciuto nel farlo, tenendo allo stesso tempo un atteggiamento deciso e poco auto commiserevole: “Buon giorno, mi scusi tanto ma ho la macchina ferma qui fuori, non sono di qui e non so a chi chiedere aiuto. Lei se ne intende?”. L’uomo fu felice di offrirmi il suo aiuto e mentre sistemava la vettura potei comodamente fare conversazione.
Dovevo ottenere informazioni su due amanti, assidui
frequentatori di un bar. Entrai nell’esercizio e ordinai un cappuccio. Mi
accorsi immediatamente che la barista era una di quelle persone molto
espansive, sempre pronte alla battuta, e dall’atteggiamento frenetico.
Terminato il mio cappuccio le chiesi: “è il proprietario che obbliga i baristi
a comportarsi così, o sei simpatica per natura?” Lei rispose con una risata:
“No, no! E’ tutta farina del mio sacco”. Ordinai anche un caffè e potei
conversare liberamente, ottenendo in seguito informazioni sui due amanti,
clienti del bar.
Come hai visto, è sufficiente una frase qualsiasi per
avviare una conversazione, l’importante è l’atteggiamento e la tranquillità
nell’esposizione.
Ok, l’approccio non è una cosa difficile. Ma come è
possibile proseguire la conversazione senza rimanere mai senza parole? Te lo
svelerò in futuro.
Prima però devi superare l’ansia d’approccio! Scopri come si fa, nel prossimo articolo. Alla
prossima settimana!
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