by Andrea Frighi
Se sei una persona abitualmente timida è possibile che approcciare un completo sconosciuto sia per te un problema. Vediamo allora come superare questa “paura”.
Se sei una persona abitualmente timida è possibile che approcciare un completo sconosciuto sia per te un problema. Vediamo allora come superare questa “paura”.
In tutti noi
è presente la cosiddetta ansia d’approccio.
L’ansia d’approccio è un meccanismo completamente normale,
deriva anch’essa dalla pressione sociale e dalla paura del giudizio degli
altri.
Un detective
che vuole ottenere informazioni conversando con la gente dovrà però essere in
grado di superarla.
Beh non proprio superarla completamente.
Infatti, anche se ti può sembrare strano, l’ansia d’approccio
non scomparirà mai. Ancora oggi quando approccio uno sconosciuto permane in me
quella sottile ansia, che utilizzo però come trampolino di lancio per
“buttarmi” sulla preda. L’ansia d’approccio diventa un problema
quando ti blocca, quando non ti permette di agire.
Seguendo i miei consigli arriverai ad utilizzare l’ansia
d’approccio come adrenalina positiva, come punto di partenza per superare le
tue paure.
Cosa c’è alla
base dell’ansia d’approccio? Quello che sta alla base è la PAURA DEL RIFIUTO.
L’orgoglio
purtroppo gioca un ruolo fondamentale nelle relazioni umane, e nella vita
vissuta da ognuno di noi.
Se ci fate caso, i delitti INTENZIONALI hanno alla base due
uniche motivazioni: soldi e orgoglio (cioè le due cose che noi consideriamo più
importanti). I delitti passionali in fondo rientrano a pieno titolo tra i
delitti d’orgoglio, esattamente come quelli per vendetta. Nei delitti
passionali l’amore non c’entra, un tradimento viene sempre visto come un
affronto personale e ha poco che vedere con quanto “teniamo” all’altra persona.
Ma come si
supera l’ansia d’approccio??
Innanzitutto liberandosi
dalla paura del rifiuto. E poi esponendosi
progressivamente a quelle situazioni che creano in te ansia.
Vediamo
insieme le due tematiche.
1. LIBERARSI
DALLA PAURA DEL RIFIUTO
Spiegarlo risulta più complesso che riuscirci. In fondo la cosa
dovrebbe essere abbastanza semplice dal momento che la paura del rifiuto è un timore che non ha un fondamento tangibile.
Facciamo un esempio.
Sei seduto al parco su una panchina e accanto a te c’è una
ragazza che sta leggendo un libro. Tu la guardi e pensi che ti piace, vorresti
conoscerla. Con ogni probabilità la “paura” di fare una figuraccia ti bloccherà
più del desiderio di conoscerla.
Ma, se ci pensi, la tua è una paura
inutile, innaturale. Qual è la cosa peggiore che ti può
capitare se inizi a parlarle tranquillamente, magari chiedendole che libro sta
leggendo? Te lo dico io! La cosa PEGGIORE che ti può capitare è che lei sia
infastidita (cosa che accade per altro raramente!) e che ti dica di lasciarla
in pace! Beh? E’ morto qualcuno dopo che è successo? Hai rischiato la vita? Ti
sei fatto del male? Non credo proprio.
Hai forse
paura della reazione di altre persone nelle vicinanze? Te lo dico io cosa
penseranno invece: “quello ha avuto le palle per attaccare bottone, io no”.
Anche la fanciulla, per quanto infastidita, tornando a casa penserà la stessa
cosa.
Te lo assicuro: una persona
che prova a fare qualcosa, è sicuramente più apprezzata di chi non fa niente,
anche se fallisce.
Allo stesso modo quando si tratta di ottenere un’informazione da
uno sconosciuto. Per approcciarlo non devi pensare alla “brutta figura” che
farai se non accetta la tua presenza. Anche se fallisci, guarda avanti e prova
con un altro interlocutore, fino a che non hai esaurito le cartucce. La
perseveranza è ciò che contraddistingue il detective professionista da uno
fasullo.
Se sei una
donna vale il medesimo discorso.
Facciamo un
altro esempio riportando il tutto sul piano femminile. Poniamo che tu venga
trattata “male” all’interno del luogo di lavoro. Non intendo comportamenti al
limite del legale, semplicemente ti accorgi che, essendo una donna, alcuni
colleghi maschi ti trattano con superficialità e mostrano poca fiducia nelle
tue capacità (ricordati che la maggior parte degli uomini lo fa semplicemente
per invidia, poiché l’orgoglio non gli permette di accettare che una donna sia
migliore di lui. Sappi comunque che esistono invece moltissimi uomini che non
la pensano così). Far notare questo comportamento ad ognuno dei tuoi colleghi,
magari parlandone separatamente, non ti creerà problemi sul lavoro, se esporrai
la situazione con calma e con estrema gentilezza. Anzi ai loro occhi darai
l’impressione di una donna “con le palle”, consapevole del proprio limite di
sopportazione e non potrai essere che apprezzata per questo. Se non riesci a
far cambiare idea ai colleghi, puoi sempre parlarne con il tuo superiore. Le
vie sono infinite se ci pensi bene, tutto sta a quanto hai veramente voglia di
cambiare la situazione e ad avere il coraggio di farlo.
Intendiamoci, esistono poi altre situazioni in cui la soluzione
non è facile come sembra, come il bullismo, i maltrattamenti, il mobbing, ma
sono situazioni estreme, che richiedono l’intervento di uno specialista o di un
professionista: è per questo che esistono le agenzie investigative.
2. ESPORSI
PROGRESSIVAMENTE A SITUAZIONI “STRESSANTI”
Come già illustrato, per superare
uno stimolo negativo non c’è niente di meglio che esporsi progressivamente a
quello stesso stimolo.
Avevo già fatto l’esempio della guida, ma lo ripropongo perché è
interessante.
La prima
volta che ti sei messo alla guida eri a disagio. Eri impacciato, perché la tua
mente pensava a come mettere in pratica le tecniche che ti avevano insegnato:
schiacciare la frizione, mettere la prima, rilasciare la frizione e
contemporaneamente premere l’acceleratore. Non eri abituato a questi movimenti
e non ti eri mai ritrovato a doverli fare, perciò non ti sentivi a tuo agio.
Oggi esegui
quei movimenti come se niente fosse e lo fai senza nemmeno pensarci, perché sei
abituato allo stimolo guida.
Per approcciare uno sconosciuto vale la stessa regola: più ti esponi allo stimolo più ti sembrerà una cosa normale.
Ma non
finisce qui. Ora prova ad immaginare di dover guidare la macchina di un amico.
I movimenti
per metterla in moto li conosci eppure devi abituarti qualche secondo prima di
prendere totale confidenza, poiché l’autovettura del tuo amico è diversa da
quella che guidi abitualmente.
Allo stesso modo, nella tua vita non approccerai sempre la
stessa persona ma persone diverse. Ogni volta che approccerai uno sconosciuto
ti sentirai un po’ come quando devi avviare l’automobile del tuo amico: una sottile ansia, ma completa padronanza dei tuoi mezzi.
Quell’ansia non scomparirà mai ma, essendo consapevole dei tuoi
mezzi, la utilizzerai come adrenalina positiva e ciò ti permetterà di
raggiungere il risultato.
Come
esercizio non posso dirti altro che: esercitati!
Quando esci
con gli amici, quando giri da solo: impara ad approcciare più sconosciuti
possibili, con approcci diversi.
Spesso dico ai miei collaboratori di recarsi alla più vicina
area verde e sedersi accanto ad una persona seduta su una panchina, attaccando
bottone con una frase qualsiasi.
Ti consiglio
di registrare i primi colloqui, in modo da poterti riascoltare e migliorare in
futuro dove hai commesso errori.
Non perdere l’articolo della prossima settimana, dove illustrerò
come fare per non rimanere mai senza parole durante le prime battute con uno
sconosciuto.
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