by Andrea Frighi
Due ragazze camminano lungo la strada
del centro di una nota località turistica, a quell’ora ricolma di persone.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Hanno 25 anni. Silvana non è molto alta ma è carina, snella, ha un bel viso, gli occhi chiari e i capelli ramati. L’amica, molto più alta e corpulenta di lei, si chiama Lavinia.
A un certo punto si avvicina un ragazzo. Non è una grande bellezza ma la sua postura esprime sicurezza così come il tono della voce e il sorriso stampato sulle labbra.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
L’amica, visibilmente divertita, interviene: “Sì sì, anche secondo me, è perfetta come tua fidanzata!”.
Il ragazzo con finto atteggiamento romantico, tanto finto da risultare volutamente ironico, prosegue prendendo la mano di Silvana: “Sì veramente! Guarda, ti ho vista camminare e praticamente mi sono innamorato. Hai presente i colpi di fulmine?”. Silvana, fissandolo a sua volta negli occhi: “Si vabbè!”.
“Comunque piacere, Antonio”.
I due si stringono la mano. “Silvana”.
“Comunque sei veramente carina, poi a me piacciono le ragazze con i capelli rossi e impazzisco per quelle con le fossette”, dice Antonio sfiorando con l’indice le fossette di Silvana, formatesi durante l’ennesima risata.
Antonio prosegue: “Siete qui in vacanza?”
“Sì, noi l’estate la passiamo sempre qui”.
“E scommetto che lei è la tua migliore amica”.
“Beh migliore amica non lo so, è una grande amica di sicuro, anche lei viene qui in vacanza ogni anno, abita vicino a me. Ho una casa qua vicino, i miei genitori la prendono in affitto per le vacanze. Diciamo che ormai nel corso degli anni abbiamo formato un gruppetto di amici e ogni estate ci ritroviamo sempre qua”.
“Spero che all’interno di questo non ci sia anche il tuo fidanzato!”, dice Antonio sempre divertito.
Silvana: “mmm ehm.. no dai diciamo di no! Ahah”.
Anche l’amica sorride e interviene: “No guarda! Ti assicuro che non è fidanzata!”. Allora Antonio: “Aaaaa ma allora qua mi sa di storiella estiva”.
Le due ragazze ridono insieme e Silvana alla fine ammette: “Sì dai, diciamo che ogni volta che vengo qui in vacanza io e questo ragazzo ci frequentiamo”.
“Ah bene, spero almeno tu non sia fidanzata al tuo paese” dice Antonio divertito. “Ma vaaa!” risponde Silvana abbassando lo sguardo.
Antonio: “Ah, meno male. Va beh come si chiama questo ragazzo con cui ti frequenti qui?”.
Silvana: “Marco”.
Antonio: “Bel nome, ho sempre sognato di chiamarmi Marco”. Le due ragazze sorridono. “E da quant’è che va avanti la vostra ?”, prosegue Antonio.
L’amica risponde per Silvana: “praticamente da 4 anni, ogni volta che viene qui in vacanza lei ha il suo svago ah ah ah”.
Silvana interviene divertita: “ma daaaai!”.
Antonio continua, sempre sorridente: “Ho capito ragazze, ho perso cinque minuti del mio tempo prezioso, va beh che fate di bello stasera?”.
Risponde ancora Lavinia: “Guarda stiamo andando proprio ad incontrare lui. Abbiamo appuntamento tra poco al campanile della chiesa”.
Antonio rassegnato ma sempre sorridente: “Ah caspita, allora mi è andata proprio male! Va bene ragazze, allora vi saluto, buona serata e buona continuazione”. “Aspetta” dice Lavinia strizzando l’occhio verso Silvana “Perché non vi scambiate i numeri di telefono?”, poi rivolta ad Antonio: “Tanto quello che dobbiamo incontrare non è mica il suo fidanzato”.
Antonio esaltato esclama: “A me farebbe davvero mooolto piacere”. Poi rivolto a Silvana e porgendole il telefono: “Allora bella ragazza facciamo così, ecco il cellulare, scrivimi qua il tuo numero e una di queste sere ti chiamo, tanto sono qui in vacanza per una settimana”.
Silvana digita il proprio contatto sul cellulare di Antonio e gli restituisce il telefono. Poi aggiunge: “Ecco qua, mi raccomando eh!” e un sorrisino malizioso compare sulle sue labbra.
“Buona serata ragazze”. Antonio sorride e si allontana soddisfatto.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Hanno 25 anni. Silvana non è molto alta ma è carina, snella, ha un bel viso, gli occhi chiari e i capelli ramati. L’amica, molto più alta e corpulenta di lei, si chiama Lavinia.
A un certo punto si avvicina un ragazzo. Non è una grande bellezza ma la sua postura esprime sicurezza così come il tono della voce e il sorriso stampato sulle labbra.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
L’amica, visibilmente divertita, interviene: “Sì sì, anche secondo me, è perfetta come tua fidanzata!”.
Il ragazzo con finto atteggiamento romantico, tanto finto da risultare volutamente ironico, prosegue prendendo la mano di Silvana: “Sì veramente! Guarda, ti ho vista camminare e praticamente mi sono innamorato. Hai presente i colpi di fulmine?”. Silvana, fissandolo a sua volta negli occhi: “Si vabbè!”.
“Comunque piacere, Antonio”.
I due si stringono la mano. “Silvana”.
“Comunque sei veramente carina, poi a me piacciono le ragazze con i capelli rossi e impazzisco per quelle con le fossette”, dice Antonio sfiorando con l’indice le fossette di Silvana, formatesi durante l’ennesima risata.
Antonio prosegue: “Siete qui in vacanza?”
“Sì, noi l’estate la passiamo sempre qui”.
“E scommetto che lei è la tua migliore amica”.
“Beh migliore amica non lo so, è una grande amica di sicuro, anche lei viene qui in vacanza ogni anno, abita vicino a me. Ho una casa qua vicino, i miei genitori la prendono in affitto per le vacanze. Diciamo che ormai nel corso degli anni abbiamo formato un gruppetto di amici e ogni estate ci ritroviamo sempre qua”.
“Spero che all’interno di questo non ci sia anche il tuo fidanzato!”, dice Antonio sempre divertito.
Silvana: “mmm ehm.. no dai diciamo di no! Ahah”.
Anche l’amica sorride e interviene: “No guarda! Ti assicuro che non è fidanzata!”. Allora Antonio: “Aaaaa ma allora qua mi sa di storiella estiva”.
Le due ragazze ridono insieme e Silvana alla fine ammette: “Sì dai, diciamo che ogni volta che vengo qui in vacanza io e questo ragazzo ci frequentiamo”.
“Ah bene, spero almeno tu non sia fidanzata al tuo paese” dice Antonio divertito. “Ma vaaa!” risponde Silvana abbassando lo sguardo.
Antonio: “Ah, meno male. Va beh come si chiama questo ragazzo con cui ti frequenti qui?”.
Silvana: “Marco”.
Antonio: “Bel nome, ho sempre sognato di chiamarmi Marco”. Le due ragazze sorridono. “E da quant’è che va avanti la vostra ?”, prosegue Antonio.
L’amica risponde per Silvana: “praticamente da 4 anni, ogni volta che viene qui in vacanza lei ha il suo svago ah ah ah”.
Silvana interviene divertita: “ma daaaai!”.
Antonio continua, sempre sorridente: “Ho capito ragazze, ho perso cinque minuti del mio tempo prezioso, va beh che fate di bello stasera?”.
Risponde ancora Lavinia: “Guarda stiamo andando proprio ad incontrare lui. Abbiamo appuntamento tra poco al campanile della chiesa”.
Antonio rassegnato ma sempre sorridente: “Ah caspita, allora mi è andata proprio male! Va bene ragazze, allora vi saluto, buona serata e buona continuazione”. “Aspetta” dice Lavinia strizzando l’occhio verso Silvana “Perché non vi scambiate i numeri di telefono?”, poi rivolta ad Antonio: “Tanto quello che dobbiamo incontrare non è mica il suo fidanzato”.
Antonio esaltato esclama: “A me farebbe davvero mooolto piacere”. Poi rivolto a Silvana e porgendole il telefono: “Allora bella ragazza facciamo così, ecco il cellulare, scrivimi qua il tuo numero e una di queste sere ti chiamo, tanto sono qui in vacanza per una settimana”.
Silvana digita il proprio contatto sul cellulare di Antonio e gli restituisce il telefono. Poi aggiunge: “Ecco qua, mi raccomando eh!” e un sorrisino malizioso compare sulle sue labbra.
“Buona serata ragazze”. Antonio sorride e si allontana soddisfatto.
Amici del blog, non sono impazzito tutto ad un tratto. Leggete e
alla fine capirete.
Il fatto
narrato è ispirato ad un accadimento reale.
Antonio è un
investigatore privato e Silvana la fidanzata di un suo amico (lo chiameremo
Giorgio) il quale, sospettoso, aveva incaricato il detective di scoprire se la
donna avesse una relazione fedifraga durante il periodo estivo. Giorgio e
Silvana erano insieme da poche settimane perciò il detective non aveva mai
incontrato la fanciulla.
Giacché per
una coincidenza quell’anno Antonio avrebbe passato una settimana di vacanza
nella medesima località della ragazza del suo amico, l’investigatore si impegnò
ad aiutarlo, senza eccessive promesse, assicurandogli però che qualora si fosse
presentata l’occasione avrebbe cercato di avvicinare la donna per cercare di
scoprire qualcosa.
Il risultato
dell’inchiesta, come potete capire dal racconto, fu che non solo la fanciulla
aveva una relazione con un amico in vacanza, ma aveva persino ceduto alle
avances di uno sconosciuto (in questo caso Antonio stesso), essendo disposta ad
incontrare il detective per un eventuale appuntamento, per altro tacendo il
fatto di essere effettivamente fidanzata.
Questo
racconto fa comprendere quanto possa essere relativamente “facile” estrapolare
informazioni a un soggetto, inducendolo a rivelare ciò che si
vuole sapere. Certo occorre esperienza e molta pazienza ma una volta compresi i
trucchi, gli atteggiamenti, le varie teorie e dopo averle messe in pratica, si
possono raggiungere risultati davvero soddisfacenti.
Andiamo ora
ad analizzare punto per punto il resoconto narrato all’inizio dell’articolo,
cercando di comprendere quali “tattiche” abbia messo in atto il nostro
detective nel suo “attacco”.
Da settimana prossima procederemo, passo dopo passo, con le spiegazioni
teoriche. Dapprima però ho ritenuto opportuna questa disamina poiché nulla è più esplicativo di un esempio pratico.
Allora
incominciamo.
Analizziamo i
dati di partenza a disposizione del detective, appresi ovviamente dall’amico: una
fotografia della ragazza, la città dove sarebbe andata in vacanza e una
disamina degli atteggiamenti tenuti dalla fanciulla che avevano inculcato il
dubbio a Giorgio.
L’investigatore
non disponeva dell’indirizzo preciso della donna nella località di mare per cui
sarebbe stato inutile predisporre un servizio di sorveglianza, tanto più che il
detective era in vacanza e non intendeva “lavorare” ma semplicemente fare un
favore all’amico.
Antonio pensò
che la cosa più semplice da fare era passeggiare per le vie del centro del
piccolo paese marittimo (cosa che in vacanza avrebbe comunque fatto) nella
speranza di incontrare la fanciulla e avvicinarla con una scusa per ottenere
l’informazione di cui aveva bisogno, cioè l’esistenza di una eventuale
relazione fedifraga durante il periodo estivo.
Analizziamo perciò la storia dall’inizio:
Due ragazze camminano lungo la strada
del centro di una nota località turistica, a quell’ora ricolma di persone.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Stanno chiacchierando come chiacchierano due amiche che si conoscono da tempo. Sono in vacanza e i loro pensieri viaggiano lontano dai soliti problemi della vita quotidiana.
Antonio vede la ragazza camminare per strada insieme a un’amica,
la riconosce dalla fotografia consegnatagli da Giorgio e immediatamente capisce
cosa fare.
Per prima
cosa analizza il contesto: è estate, le ragazze sono in
vacanza, non ci sono maschi intorno e camminano sole. Per questo motivo decide
di approcciare la donna come un qualsiasi ragazzo che vuole (scusate il
termine) “rimorchiare” una sconosciuta. Antonio sa perfettamente che, essendo
in vacanza, la ragazza si trova in una condizione
mentale per la quale risulterà più predisposta a ricevere un approccio (anche
da uno sconosciuto), se fatto bene. Questo perché in vacanza le
ragazze sono lontane dai soliti schemi, dal gruppo di amici storico, dagli
occhi indiscreti delle persone che conoscono e hanno voglia di divertirsi.
Antonio è consapevole che Silvana è fidanzata ma dal momento che il suo
obiettivo non è “provarci con lei” (ma ottenere l’informazione di cui
necessita) decide che la tattica del “provolone” può funzionare. Anzi dal suo
punto di vista un rifiuto della donna sarebbe gradito poiché, una volta messa
in chiaro la situazione, Silvana, più tranquilla, si lascerebbe andare più
agilmente a confidenze.
A un certo punto si avvicina un
ragazzo. Non è una grande bellezza ma la sua postura esprime sicurezza così
come il tono della voce e il sorriso stampato sulle labbra.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
Esordisce fissando Silvana negli occhi: “sai come staresti bene tu?”
Silvana, divertita da quello strano approccio: “eh?”
Ragazzo: “come mia fidanzata”.
“Ah ah”, Silvana ride e quasi non crede che uno sconosciuto l’abbia avvicinata per dirle una cosa simile.
Antonio
approccia quindi la donna con una battuta qualsiasi. Sa che una vale l’altra, l’importante in questi casi è
l’atteggiamento. Non è rilevante quel che si dice ma il “come”
lo si dice. L’obiettivo finale è quello di mettere a proprio agio la ragazza per
fare in modo che si lasci andare a confidenze, difatti nessuna persona (uomo o donna che sia) è disposta a
chiacchierare se non è rilassata o comunque a proprio agio.
Perciò al momento dell’approccio il portamento di Antonio deve esprimere sicurezza di sé: busto
leggermente in fuori, mani aperte e sorriso stampato sulle labbra, oltre a una
parlantina fluida che non esprima agitazione. Dopo la battuta, fatta fissando
Silvana negli occhi (altro gesto che denota sicurezza), l’approccio riesce
poiché Silvana non appare turbata, anzi è divertita anche se un po’ spiazzata.
L’amica, visibilmente divertita,
interviene: “Sì sì, anche secondo me, è perfetta come tua fidanzata!”.
A questo
punto si intromette Lavinia e questo è un colpo di fortuna poiché, da quello che
dice, si evince che l’amica di Silvana ha già accettato inconsciamente Antonio
(difatti non lo manda a quel paese, anzi appoggia la battuta). Ciò facilita le
cose al detective giacché Silvana sarà più predisposta ad accettarlo a sua
volta, questo a causa di un istintivo meccanismo mentale radicato
negli esseri umani. Fateci caso: se siete con un amico e state
conversando con uno sconosciuto che a tutta prima non vi risulta
particolarmente simpatico, qualora il vostro compagno cominci ad “accettarlo”,
inconsciamente vi ritroverete ad essere più bendisposti nei suoi confronti.
Questo non
accade sempre ma nella norma è così e un
investigatore deve affidarsi alla “maggiore probabilità” nelle sue decisioni,
dal momento che conosce alla perfezione i meccanismi della natura umana.
Il ragazzo con finto atteggiamento
romantico, tanto finto da risultare volutamente ironico, prosegue prendendo la
mano di Silvana: “Sì veramente! Guarda, ti ho vista camminare e praticamente mi
sono innamorato. Hai presente i colpi di fulmine?”. Silvana, fissandolo a sua
volta negli occhi: “Si vabbè!”.
A questo
punto Antonio porta avanti la conversazione. D’altronde se non lo fa lui nessuna delle due ragazze seguiterebbe il
dialogo nei momenti iniziali. Decide di procedere assumendo lo
stesso atteggiamento scherzoso e sicuro di sé che ha funzionato in precedenza.
In questo caso la risposta della ragazza non promette bene ma lei non ha
ritirato la mano quando Antonio gliel’ha afferrata e il detective sa che è un
buon segnale. Anche in questo caso l’atteggiamento dice
molto più di mille parole e un detective deve saper cogliere il cosiddetto “non
verbale”.
“Comunque piacere, Antonio”.
I due si stringono la mano. “Silvana”.
“Comunque sei veramente carina, poi a me piacciono le ragazze con i capelli rossi e impazzisco per quelle con le fossette”, dice Antonio sfiorando con l’indice le fossette di Silvana, formatesi durante l’ennesima risata.
I due si stringono la mano. “Silvana”.
“Comunque sei veramente carina, poi a me piacciono le ragazze con i capelli rossi e impazzisco per quelle con le fossette”, dice Antonio sfiorando con l’indice le fossette di Silvana, formatesi durante l’ennesima risata.
Antonio, da
bravo persuasore, prosegue imperterrito come se nulla fosse successo, senza
risultare minimamente scalfito dalla risposta ironica di Silvana, tanto più
incoraggiato dal fatto che la ragazza non evita il suo sguardo. Per cui con
decisione si presenta. Prosegue a conversare brillantemente
agganciandosi a qualsiasi cosa vede (capelli rossi, fossette), tattica che i
bravi investigatori utilizzano per non rimanere mai senza parole.
Dal momento che Silvana sorride, si spinge addirittura a toccare la sua faccia,
invadendo quindi il suo spazio personale. E’ un gesto lieve ma Antonio deve
saggiare la reazione della donna per capire se può spingersi oltre oppure fare
un passo indietro.
Antonio prosegue: “Siete qui in
vacanza?”
“Sì, noi l’estate la passiamo sempre qui”.
“E scommetto che lei è la tua migliore amica”.
“Sì, noi l’estate la passiamo sempre qui”.
“E scommetto che lei è la tua migliore amica”.
Silvana non
si sposta al suo tocco anzi sorride, quindi Antonio prosegue la conversazione. Sa che all’inizio deve parlare lui. Deve farlo
perché deve far capire a chi ha davanti che lui è un tipo normale, uno “a
posto” che vuole semplicemente fare conversazione.
Domanda se le ragazze siano in vacanza (anche in questo caso si
aggrappa al contesto) e dopo la risposta di Silvana fa un’osservazione
riferendosi all’amica. Si può notare come anche in questa occasione Antonio è riuscito a non rimanere senza parole agganciandosi a
qualcosa/qualcuno che ha osservato (l’amica appunto).
“Beh migliore amica non lo so, è una
grande amica di sicuro, anche lei viene qui in vacanza ogni anno, abita vicino
a me. Ho una casa qua vicino, i miei genitori la prendono in affitto per le
vacanze. Diciamo che ormai nel corso degli anni abbiamo formato un gruppetto di
amici e ogni estate ci ritroviamo sempre qua”.
Ecco che
Silvana ha rotto gli indugi e per la prima volta esegue un discorso lungo di
senso compiuto, segnale che ha accettato la presenza di
Antonio ed è pronta a fare conversazione.
“Spero che all’interno di questo non
ci sia anche il tuo fidanzato!”, dice Antonio sempre divertito.
Antonio
capisce che è arrivato il momento di sferrare l’”attacco” ed estrapolare
l’informazione che gli serve. Butta lì un’osservazione in merito
a un ipotetico fidanzato. Se il detective avesse voluto far colpo su Silvana
non le avrebbe mai posto una domanda del genere. Sa che non bisogna mai
chiedere a una ragazza che si vuole sedurre informazioni sulla situazione
sentimentale, poiché se ella è fidanzata difficilmente risponderà di no alla
domanda (e in questo caso Antonio avrà perso ogni speranza di piacerle perché
non vorrà mai passare per una facile), mentre se non lo dice (e lui non lo
domanda) significa che desidera nasconderlo e quindi che è interessata.
Tuttavia in questo caso il detective non deve fare colpo ma
ottenere l’informazione da portare all’amico, per cui azzarda mantenendo un
atteggiamento svagato.
Silvana: “mmm ehm.. no dai diciamo di
no! Ahah”.
Anche l’amica sorride e interviene: “No guarda! Ti assicuro che non è fidanzata!”.
Allora Antonio: “Aaaaa ma allora qua mi sa di storiella estiva”.
Anche l’amica sorride e interviene: “No guarda! Ti assicuro che non è fidanzata!”.
Allora Antonio: “Aaaaa ma allora qua mi sa di storiella estiva”.
Silvana nega,
ma la risposta è molto vaga e Antonio lo capisce. Sa di essere vicino alla
verità e, nonostante l’amica sembra intercedere per loro negando ogni cosa,
l’investigatore insiste, rimanendo sempre sul faceto, ipotizzando che si tratti
di una storiella estiva.
Le due ragazze ridono insieme e
Silvana alla fine ammette: “Sì dai, diciamo che ogni volta che vengo qui in
vacanza io e questo ragazzo ci frequentiamo”.
“Ah bene, spero almeno tu non sia fidanzata al tuo paese” dice Antonio divertito.
“Ah bene, spero almeno tu non sia fidanzata al tuo paese” dice Antonio divertito.
Antonio viene
dunque a sapere della relazione di Silvana in vacanza. Il suo compito sarebbe
ipoteticamente terminato, ma l’investigatore
sa che deve proseguire la conversazione per non creare inutili sospetti.
Una buona regola del detective è quella di non interrompere bruscamente il
colloquio una volta ottenuta l’informazione poiché risulterebbe strano, oltre
che maleducato. Decide allora di saggiare la sfacciataggine
della ragazza e le domanda se sia fidanzata ufficialmente nel paese dove vive.
“Ma vaaa!” risponde Silvana
abbassando lo sguardo.
Silvana
assicura di non essere fidanzata, altrimenti farebbe una figura barbina con lo
“sconosciuto” (visto che a nessuna ragazza piace essere considerata “facile”).
Antonio logicamente sa che sta mentendo (essendo ella fidanzata con il suo
amico Giorgio) ma qualora ce ne fosse stato bisogno si
sarebbe sicuramente accorto dello sguardo basso della donna, che in casi come
questi indica una bugia. Il più delle volte evitare lo sguardo
dell’interlocutore significa imbarazzo ed è considerato normale in una persona
abitualmente timida. Ma durante la conversazione Silvana ha sempre retto lo sguardo
di Antonio senza problemi, per cui il fatto di averlo abbassato proprio in quel
momento indica con ogni probabilità una bugia.
Antonio: “Ah, meno male. Va beh come
si chiama questo ragazzo con cui ti frequenti qui allora?”.
Silvana: “Marco”.
Antonio: “Bel nome, ho sempre sognato di chiamarmi Marco”. Le due ragazze sorridono. “E da quant’è che va avanti la vostra ?”, prosegue Antonio.
L’amica risponde per Silvana: “praticamente da 4 anni, ogni volta che viene qui in vacanza lei ha il suo svago ahaha”.
Silvana interviene divertita: “ma daaaai!”.
Silvana: “Marco”.
Antonio: “Bel nome, ho sempre sognato di chiamarmi Marco”. Le due ragazze sorridono. “E da quant’è che va avanti la vostra ?”, prosegue Antonio.
L’amica risponde per Silvana: “praticamente da 4 anni, ogni volta che viene qui in vacanza lei ha il suo svago ahaha”.
Silvana interviene divertita: “ma daaaai!”.
A questo
punto Antonio preme sull’acceleratore, sa che il
momento è propizio per ottenere ulteriori indicazioni. Cerca
quindi di scoprire il più possibile sull’amante di Silvana, adottando il solito
atteggiamento ironico ma sicuro. Notate come dopo che la ragazza pronuncia il
nome “Marco”, Antonio riesca sempre a dire qualcosa di spiritoso agganciandosi
in questo caso non a ciò che ha visto ma a ciò che ha udito (il nome
“Marco” precisamente), altra tattica ampiamente in uso tra i bravi persuasori.
Antonio continua, sempre sorridente:
“Ho capito ragazze, ho perso cinque minuti del mio tempo prezioso, va beh che
fate di bello stasera?”.
Risponde ancora Lavinia: “Guarda stiamo andando proprio ad incontrare lui. Abbiamo appuntamento tra poco al campanile della chiesa”.
Antonio rassegnato ma sempre sorridente: “Ah caspita, allora mi è andata proprio male! Va bene ragazze, allora vi saluto, buona serata e buona continuazione”.
Risponde ancora Lavinia: “Guarda stiamo andando proprio ad incontrare lui. Abbiamo appuntamento tra poco al campanile della chiesa”.
Antonio rassegnato ma sempre sorridente: “Ah caspita, allora mi è andata proprio male! Va bene ragazze, allora vi saluto, buona serata e buona continuazione”.
A questo
punto il detective, ottenuta l’informazione, cerca di defilarsi educatamente,
ponendo fine alla conversazione con una frase di circostanza (“cosa fate
stasera”). Notate come trovi sempre qualcosa di
spassoso da dire nonostante l’ipotetico “smacco” (atteggiamento che indica
sicurezza in se stessi).
“Aspetta” dice Lavinia strizzando
l’occhio verso Silvana “Perché non vi scambiate i numeri di telefono?”, poi
rivolta ad Antonio: “Tanto quello che dobbiamo incontrare non è mica il suo
fidanzato”.
La
conversazione però prende una piega inattesa perché Lavinia, probabilmente
accorgendosi che il detective non era del tutto indifferente alla sua amica,
cerca di programmare un incontro tra loro due.
Antonio esaltato esclama: “A me
farebbe davvero mooolto piacere”. Poi rivolto a Silvana e porgendole il
telefono: “Allora bella ragazza facciamo così, ecco il cellulare, scrivimi qua
il tuo numero e una di queste sere ti chiamo, tanto sono qui in vacanza per una
settimana”.
Silvana digita il proprio contatto sul cellulare di Antonio e gli restituisce il telefono. Poi aggiunge: “Ecco qua, mi raccomando eh!” e un sorrisino malizioso compare sulle sue labbra.
“Buona serata ragazze”. Antonio sorride e si allontana soddisfatto.
Silvana digita il proprio contatto sul cellulare di Antonio e gli restituisce il telefono. Poi aggiunge: “Ecco qua, mi raccomando eh!” e un sorrisino malizioso compare sulle sue labbra.
“Buona serata ragazze”. Antonio sorride e si allontana soddisfatto.
Antonio coglie immediatamente la palla al balzo. Capisce che
qualora Silvana avesse accettato, si sarebbe procurato ulteriori prove sul
carattere libertino della ragazza. Perciò assume nuovamente un atteggiamento
sicuro di sé e porge il cellulare alla fanciulla come se non prendesse nemmeno
in considerazione l’idea che Silvana non gli fornisca il numero (sicurezza in
se stessi). La donna non solo dà il numero di telefono ma sembra volersi
assicurare che lui abbia realmente intenzione di chiamarla.
A questo
punto Antonio possiede tutte le informazioni di cui aveva bisogno. Può tornare
dall’amico soddisfatto e avvertirlo che la sua nuova ragazza non brilla per
fedeltà e amore.
Intelligenza
nel comprendere il contesto, brillantezza nella comunicazione, sicurezza di sé,
forte empatia e inventiva: sono queste le doti principali
dell’investigatore che assume informazioni da altre persone. Conoscere qualche
tecnica e qualche teoria della socializzazione non basta, queste sono
importanti ma se non affinate le caratteristiche elencate sopra, difficilmente
riuscirete ad ottenere risultati.
Da settimana prossima vi insegnerò a svilupparle al meglio e
proporrò anche una serie di esercizi utili per chi non possiede (come me
all’inizio) queste doti di natura. Come sempre, per riuscirci è necessario fare
esperienze, superare le proprie barriere e le credenze limitanti. Questo lavoro
mi ha fatto crescere come persona, non solo come professionista e mi piacerebbe
trasmettere ciò che ho appreso a persone che, come me, timide inizialmente,
sono diventate quasi sfacciate nel rapporto con gli altri, sempre mantenendo
un’educazione e un comportamento impeccabili, senza mai mancare di rispetto a
nessuno.
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