by Andrea Frighi
In linea di massima CHIUNQUE può essere approcciato e intervistato.
In linea di massima CHIUNQUE può essere approcciato e intervistato.
E’ bene sapere però che alcune persone assumono
atteggiamenti tali da farti capire di non essere ben disposte a un dialogo.
In questo articolo imparerai a riconoscere tali
condotte (e quindi ad evitare il più delle volte i soggetti che le pongono in
essere) e ad assumere l’atteggiamento corretto quando qualcuno “fa resistenza”,
in modo da affrontarla e abbatterla.
Per prima cosa parliamo del concetto di
“ricettività”.
L’assunto di base è che una persona ricettiva è più
predisposta al dialogo di una non ricettiva.
Per fare un rapido esempio, elenco di seguito una
serie di situazioni:
·
uomo con una ventiquattrore alle ore
08.00 del mattino che cammina di fretta per strada
·
uomo seduto tranquillamente su una
panchina al parco
·
donna in atteggiamento romantico con il
proprio fidanzato
·
donna al supermercato insieme ai figli
che va di fretta
·
donna sola in un centro commerciale
intenta a fare shopping
·
uomo che ha appena ricevuto una
promozione
·
donna a cui è appena morto il cane
Trattasi all’apparenza di un elenco
divertente e immagino tu abbia capito dove voglio arrivare. Le persone
descritte negli esempi riportati posseggono un livello di ricettività diverso.
E’ chiaro che un uomo intento a recarsi in orario al lavoro sarà meno
disponibile a dialogare rispetto a un altro seduto tranquillamente su una
panchina di un parco. Allo stesso modo una donna che sta facendo la spesa di fretta
al supermercato insieme ai figli sarà molto meno ricettiva rispetto a un’altra
che sta facendo shopping, sola, in un centro commerciale (tipica situazione in
cui una donna è spesso spensierata e felice).
Non sto dicendo che le persone non
ricettive siano impossibili da approcciare.
Anzi, se affrontate con l’atteggiamento corretto sarà possibile instaurare un
dialogo anche con loro. Semplicemente il compito del detective sarà più arduo.
Da tutto questo ne deriva che la prima
cosa che devi fare è osservare il contesto e capire il livello di ricettività
dell’intervistato in modo da modulare l’atteggiamento a seconda della
“situazione” che si presenta.
E’ vero, l’empatia è uno dei fattori più importanti
nel gioco delle informazioni, ma capire chi è più predisposto al dialogo
semplicemente osservandone l’atteggiamento e il non verbale non è da meno.
Facciamo un altro esempio pratico: poniamo di
approcciare un soggetto per strada chiedendo un indicazione stradale. Il
soggetto può reagire in due modi: rispondendo semplicemente alla tua richiesta
di indicazioni senza aggiungere altro, oppure rispondendo e proseguendo a
conversare, magari ponendoti domande sulla destinazione. E’ chiaro che questo
secondo tipo di persona sarà molto più predisposto al dialogo di chi risponde
semplicemente alla tua domanda. Ed è proprio da questo tipo di persona che
l’investigatore otterrà più facilmente informazioni.
Esistono poi gesti tipici, segnali del
corpo, che le persone ti mandano inconsciamente per farti capire di essere ben
disposte a conversare con te (e quindi che hanno accettato la tua presenza).
Ad esempio una ragazza può spostarsi i capelli e
lasciare scoperto il collo nella tua direzione, oppure può sostenere il tuo
sguardo con tranquillità, oppure ti tocca e ti dà dei buffetti, fa domande su
di te, è incuriosita, ride alle tue battute. Sono tutti segnali che ha
accettato la tua presenza ed è pronta al dialogo (e quindi a fornirti
informazioni).
Chi oppone resistenza è facilmente riconoscibile:
·
ti guarda con sospetto
·
indietreggia se sposti il tuo corpo/viso
verso di lui/lei
·
fa domande su di te, ma sono domande
sospettose, che riguardano più che altro il motivo per cui tu poni certe
domande
·
braccia conserte
·
non sostiene il tuo sguardo e fa di
tutto per farti capire che ha fretta
·
è agitato/a o in imbarazzo anche dopo
alcuni minuti di conversazione
Se qualcuno oppone resistenza sappi che
hai sbagliato qualcosa. Riprendersi
dall’errore durante la medesima conversazione è possibile ma richiede una buona
esperienza. Il segreto sta nell’AUMENTARE la tua empatia, mettendoti
ancora di più nei panni dell’altra persona. Forse hai sbagliato
l’approccio, forse stai sbagliando l’atteggiamento (non indicato per il
contesto in cui ti trovi?), forse sei tu stesso agitato e lo trasmetti
all’interlocutore, forse stai parlando di un argomento che era meglio non
toccare. Le possibilità sono infinite ma tu, da bravo investigatore, sarai
imperturbabile di fronte alle reazioni negative del tuo intervistato, non ti
mostrerai minimamente scosso e proseguirai il dialogo come se nulla fosse
successo, modificando però il tuo atteggiamento in base a ciò che ritieni
giusto e ottenendo così l’informazione.
E’ necessario che tu sia freddo e che
riesca a capire cosa è andato storto.
Puoi quindi modificare la postura, l’atteggiamento e rendere frizzante una
conversazione che prima era arida.
Questa è la migliore capacità del detective
professionista: riprendersi dall’errore con freddezza.
Se un dialogo sta andando male non
deprimerti, sii imperturbabile, cambia strategia ma continua con la tua
parlantina. Dopodiché può anche non funzionare ma
un investigatore non si ferma al primo ostacolo, prosegue finché non ha
esaurito tutte le cartucce. Poi, se proprio va male, si scusa per il disturbo e
se ne va come se nulla fosse, in cerca di informazioni da altre persone.
Ricorda sempre di creare nella tua mente
una scappatoia per cavartela qualora il dialogo dovesse andare male. Puoi inventare di aver sbagliato persona, come
faccio spesso io.
Un esempio: se devo chiede informazioni su un tal Ezio
Rossi, il quale abita in Via Dei Tigli 13, magari mi presento all’indirizzo e
chiedo informazioni su un tal Ezio RossO. Di solito è il mio intervistato a
correggere il nome e alla fine, se qualcosa dovesse andare storto, potrò usare
sempre la scusa del: “ah no, ma guardi che c’è un errore, io parlavo di Ezio
RossO, quindi si tratta semplicemente di un omonimo, ho sbagliato mi scusi”.
Alle volte l’intervistato non ti correggerà nemmeno, dando per scontato che
l’informazione che cercavi riguardava Ezio Rossi e non Ezio RossO (ovviamente
se nella stessa palazzina non esistono effettivamente un Ezio RossO e un Ezio
RossI, ma le probabilità sono davvero minime, in ogni caso basterà dare
un’occhiata preliminare ai citofoni).
Le possibilità sono infinite e anche in
questo caso dipendono dalla situazione e dal contesto.
All’inizio è bene
formarsi le “scappatoie” nella propria mente in modo da non essere colti alla
sprovvista, poi diverrete talmente esperti ad inventare piccole bugie che non
sarà più necessario.
Nessun commento:
Posta un commento