by Andrea Frighi
Dopo avere approcciato il tuo interlocutore devi arrivare progressivamente a porgli domande sulla persona oggetto di indagine. Ma come è possibile proseguire il discorso avendo sempre qualcosa da dire? Come si fa a non rimanere mai senza parole?
Oggi ti insegnerò come fare, andrò persino a riprendere gli
esempi dell’articolo APPROCCIARE UNO SCONOSCIUTO e ti
mostrerò come avevo proseguito la conversazione in una di quelle particolari
circostanze.
Ma andiamo con ordine.
Intendiamoci, se devi chiedere un’indicazione stradale non sarà
necessario proseguire la conversazione dopo aver udito la risposta
dell’interlocutore. Tuttavia sei qui per imparare ad ottenere
informazioni dalle persone e non potrai raggiungere l’obiettivo se, dopo aver
approcciato il soggetto, non prosegui la conversazione perché rimani senza
parole.
Inoltre queste tecniche ti serviranno nella vita di tutti i
giorni, per una migliore socializzazione.
Consiglio
sempre ai miei collaboratori di esercitarsi a conversare con persone di sesso
opposto poiché entra in gioco la seduzione e di conseguenza le difficoltà
aumentano. Io stesso mi sono sempre esercitato con il sesso femminile,
d’altronde una volta che si diventa esperti con una persona di sesso opposto
ottenere informazioni da una persona del tuo stesso sesso diventa quasi una
formalità. Questo per noi maschi.
Alle mie
collaboratrici consiglio invece di esercitarsi con persone di sesso femminile,
in quanto per una donna riuscire a intavolare una conversazione con un maschietto
è cosa assai facile.
Ma come si fa
ad avere sempre qualcosa da dire?
Prima di
rispondere cerchiamo di capire perché la maggior parte delle volte
effettivamente NON SAI COSA DIRE.
E’ molto semplice: per colpa della pressione sociale e della
paura del giudizio degli altri, nel tuo
cervello si forma una sorta di asticella. In realtà sapresti
cosa dire in quel momento, ma non lo dici perché ciò che vuoi esprimere, a tuo
modo di vedere, non supera l’asticella.
Ma cosa
delimita questa asticella? Delimita semplicemente
quello che tu ritieni poco interessante da quello che ritieni interessante.
La maggior parte delle persone apre bocca solo quando ritiene di
avere cose interessanti da dire con il risultato di non riuscire mai a trovare
qualcosa che secondo loro superi l’asticella.
Ecco come ti
ritrovi senza parole durante il primo scambio di battute con uno sconosciuto.
Adesso ti
svelo perché questa asticella non ha motivo di esistere nel tuo cervello.
Innanzitutto se selezioni gli argomenti significa che stai dando
troppo valore alla persona che hai di fronte e che di conseguenza ti consideri
inferiore ad essa. Come ti ho già spiegato questo è sbagliato perché una
persona che si considera di basso valore non piace in generale.
ATTENZIONE: stiamo parlando in questo caso di argomenti interessanti o meno, non
vocaboli! I vocaboli devono essere scelti con applicazione sempre e comunque
perché da un’accurata selezione dei vocaboli dipende la tua esposizione e una
buona esposizione è la base di qualsiasi conversazione.
Tornando al
discorso precedente, prova a pensare a cosa succede quando parli con i tuoi
genitori, oppure quando conversi con i tuoi amici più stretti! Scegli
accuratamente l’argomento di cui vuoi parlare? Non credo! Anzi tra di voi parlate DEL PIU’ E DEL MENO, di argomenti che
sfiorano il banale, ed è proprio quello che devi fare con il tuo interlocutore,
almeno all’inizio.
Non
permettere all’asticella di influenzare il tuo dialogo, comportati con le
persone sconosciute esattamente come faresti con i tuoi amici più stretti. La maggior parte degli interlocutori è attratta da una
qualsiasi conversazione e spesso più è banale più funziona.
Come già detto il contenuto non è importante, quello che conta è
l’emozione, il “come viene detta” una determinata cosa.
Ma andiamo
oltre.
Una conversazione funziona in base a un determinato principio e
cioè: il principio di corrispondenza!
Ed è proprio
questo principio che rende il detective un maestro di comunicazione. E’ il principio di corrispondenza il segreto per non rimanere
mai senza parole con un interlocutore. Certo serve sempre un
po’ di inventiva, di improvvisazione, ma con l’esercizio si possono ottenere
risultati sorprendenti.
Cerchiamo di
spiegare come funziona questo principio.
IL PRINCIPIO
DI CORRISPONDENZA
Quando approcci una persona, sei tu che sei andato a
“disturbarla” (anche se, come abbiamo visto, “disturbare” non è il termine
corretto) per cui è normale che all’inizio debba
essere tu a parlare di più! Sei tu che dovrai
tranquillizzarla, che dovrai mostrarle di essere un soggetto normalissimo che
vuole semplicemente fare conversazione o chiedere un’informazione.
Se vuoi che l’approccio si trasformi in una conversazione DEVI
ESSERE TU A PARLARE DI PIU’ ALL’INIZIO.
Questa è una
responsabilità che ti devi prendere fin da subito. Nessuna
conversazione andrà a buon fine e non otterrai alcuna informazione se non sarai
tu a portare avanti il discorso nei primi istanti dell’intervista.
Fatta questa
doverosa premessa, andiamo a vedere il principio di corrispondenza.
Lo stesso è
molto semplice da spiegare.
Quando rimani
senza parole AGGANCIATI A CIO’ CHE VEDI O A CIO’ CHE L’ALTRA PERSONA DICE
oppure FAI UNA DOMANDA.
La corrispondenza riguarda proprio ciò che l’altra persona ha
detto oppure ciò che vedi con i tuoi occhi nel preciso istante in cui stai
sostenendo la conversazione. Può essere un particolare dell’abbigliamento del
tuo interlocutore, un fatto che sta accadendo a pochi metri di distanza, anche
il sole che brilla nel cielo può essere per assurdo un motivo per avere sempre
qualcosa da dire. L’importante è agganciarti a quello che vedi e dire la prima
cosa sensata che ti viene in mente in riferimento a quella situazione o
oggetto.
Una
conversazione non può diventare un interrogatorio, soprattutto per un investigatore
il quale deve condurre il dialogo come una chiacchiera da bar.
Non puoi
tempestare di domande il tuo interlocutore, altrimenti si metterà sulla
difensiva e sarà persino infastidito.
Esordire con una domanda è quasi naturale (anche se è possibile
evitarlo!) ma trasformare una conversazione in un interrogatorio è
inaccettabile.
Le domande
sono importantissime, infatti costituiscono la tua àncora di salvezza quando
non riesci a cavartela con il principio della corrispondenza.
Tra poco
faremo degli esempi, prima però una premessa fondamentale.
E’ necessario
seguire determinate regole che governano i primi minuti di conversazione: la stessa
deve essere leggera e piacevole. Non portarla su un piano logico ma rimani su
quello emozionale. Evita argomenti quali il calcio, la religione e la politica.
Questi ultimi
non sono argomenti con cui poter avviare una conversazione con uno sconosciuto
(a meno che tu non debba approcciare un patito del pallone, un prete o
un’attivista politica).
Ricordati
infine che qualsiasi cosa è meglio del silenzio! Se non
riesci a proseguire la conversazione con il principio di corrispondenza FAI UNA
DOMANDA, ascolta la risposta dell’interlocutore e agganciati a ciò che ha
detto.
ESERCIZI
Esiste un
esercizio che permette di affinare queste tecniche. Non prenderlo sotto gamba,
anche se ti sembra superfluo eseguilo a casa almeno due volte al giorno, ti
porterà via pochissimo tempo ed è incredibilmente efficace.
ESERCIZIO NR.
1: prendi un vocabolario e apri una pagina a caso. Punta il dito e osserva il
vocabolo che hai indicato. Poniamo che il vocabolo sia “gatto”.
Adesso scrivi
le prime 4 parole che ti vengono in mente associate al vocabolo “gatto”.
Potrebbero essere “gattile”, “assistenza”, “dottore”, “febbre”, “temperatura”.
Non pensare troppo ai vocaboli, scrivi le prime 4 parole che hai pensato grazie
alle TUE associazioni.
Nel mio caso
avrai quindi le parole: “gatto”, “gattile”, “assistenza”, “dottore”, “febbre”,
“temperatura”.
Ora, senza
pensarci, inventa immediatamente un discorso di senso compiuto che comprenda i
5 vocaboli appena trovati ed esponilo ad alta voce come se stessi parlando di
fronte a un pubblico. Non hai possibilità di sbagliare e tornare indietro. Se
rimani senza parole per più di 5 secondi ricomincia dall’inizio, quindi riapri
il vocabolario e ripeti il gioco con un nuovo vocabolo.
ESERCIZIO
NR. 2: è molto simile al precedente ma più complesso. Io ti consiglio, dopo
aver fatto pratica con il primo esercizio, di allentarti soltanto con
l’esercizio nr. 2, la cui efficacia è di gran lunga superiore a quella del
primo. Io stesso, ancora oggi, non smetto di eseguirlo durante i miei momenti
di pausa.
Prendi un
vocabolario e apri una pagina a caso. Punta il dito e osserva il vocabolo che
hai indicato. Poniamo che il vocabolo sia “casa”.
Ora ripeti
questa azione per 4 volte: apri nuovamente il vocabolario, indica una parola e
scrivila su un foglio, poi fallo di nuovo. Poniamo che le 5 parole trovate
siano: “casa”, “meccanico”, “acqua”, “andare”, “termosifone”.
Ora inventa
immediatamente un discorso di senso compiuto che includa i 5 vocaboli, ed
esprimilo ad alta voce come se stessi parlando ad un pubblico. Non hai
possibilità di errore, se rimani senza parole per più di 5 secondi, ripeti
l’esercizio da capo trovando 5 nuovi vocaboli.
Come avrai capito questo esercizio ha una difficoltà superiore
al precedente, in quanto i 5 vocaboli non sono frutto della tua associazione
mentale, sono completamente casuali, perciò inventare un discorso di senso
compiuto risulta molto più complesso.
UN ESEMPIO
PRATICO
Andiamo ora ad analizzare come ho proseguito il discorso in uno
dei tre esempi finali riportati nell’articolo APPROCCIARE
UNO SCONOSCIUTO, in particolare il primo di essi.
UNA GIORNATA IN ANAGRAFE
In questo particolare caso dovevo ottenere informazioni sul
futuro coniuge di una mia Cliente, un uomo di 25 anni (chiamiamolo Mario Rossi)
sospettato di fare uso di sostanze stupefacenti. L’uomo le aveva assicurato di
non toccare più droga da anni, ma la mia Cliente voleva esserne certa prima di
sposarlo.
La sconosciuta che ho approcciato quel giorno in anagrafe era un’amica, nonché compagna di università, del mio bersaglio. Dopo aver studiato adeguatamente il soggetto, volevo ottenere da lei qualche informazione.
Ecco come si è svolto il dialogo, osservate in particolare come sono riuscito a non rimanere mai senza parole grazie al principio di corrispondenza, agganciandomi a ciò che vedevo (il contesto, o particolari caratteristiche della donna) e a ciò che ella diceva durante la conversazione, fino a che non si è sentita tranquilla e ha dialogato senza problemi. Notate persino come mi sono adeguato al suo lessico man mano che la conversazione proseguiva, questo per rendermi più simile a lei e farla sentire “a casa”.
La sconosciuta che ho approcciato quel giorno in anagrafe era un’amica, nonché compagna di università, del mio bersaglio. Dopo aver studiato adeguatamente il soggetto, volevo ottenere da lei qualche informazione.
Ecco come si è svolto il dialogo, osservate in particolare come sono riuscito a non rimanere mai senza parole grazie al principio di corrispondenza, agganciandomi a ciò che vedevo (il contesto, o particolari caratteristiche della donna) e a ciò che ella diceva durante la conversazione, fino a che non si è sentita tranquilla e ha dialogato senza problemi. Notate persino come mi sono adeguato al suo lessico man mano che la conversazione proseguiva, questo per rendermi più simile a lei e farla sentire “a casa”.
Io: “Coda infinita oggi eh?”
Ragazza, ridendo: “Eh sì”
Io: “Guarda, io vengo qua spesso e ogni giorno è un incubo, oggi però è da denuncia”
Ragazza: “Ah ah. Sì è vero.”
Io: “Sei qui anche tu per un certificato?”
Ragazza: “Mah in realtà sono qui per mio fratello, deve rifare la carta d’identità e lui non poteva venire, così sono venuta io”.
Io: “Eeee cosa non si fa per un fratello! Anch’io ho un fratello e abbiamo un rapporto di amore-odio che non ti dico”.
Ragazza, divertita: “E’ normale tra fratelli. Io con il mio vado d’accordissimo, anche lui mi fa favori quando può”.
Io: “Però se gli stai facendo questo favore in pieno giorno significa che non lavori, eppure a una prima occhiata mi sembravi un avvocato”.
Ragazza: “Ah ah perché?”.
Io: “Mah, vestita elegante, anagrafe, cartellina in mano, avevo fatto due più due”.
Ragazza: “Ah ah. Non sono avvocato, sono una studentessa di psicologia”.
Io: “Non me lo dire, sono un appassionato della materia, forse perché mi riguarda personalmente, ah ah. Dove studi? Statale?”.
Ragazza: “Sì in Statale, tra non molto mi laureo, non vedo l’ora!”.
Io: “Caspita allora ti faccio i complimenti in anticipo. Stai preparando la tesi immagino”.
Ragazza: “Sì, tesi sul colloquio psicologico nella selezione del personale”.
Io: “Mmm allora ti vedi già capo di una grossa azienda”.
Ragazza: “Seee magari! Tu cosa fai invece?”.
Io: “Il lavoro più banale del mondo! Lavoro in uno studio di avvocati, per questo sono qua, vengo sempre a fare certificati che servono alle nostre cause. Però un giorno vorrei aprire uno studio tutto mio!”.
Ragazza: “Beh, quando aprirai il tuo studio posso venire a sceglierti i dipendenti”.
Io: “Si come no, ti aspetto a braccia aperte”.
Ragazza: “Ah ah”.
Io: “A proposito di braccia, le hai belle abbronzate! Sei stata in vacanza?”
Ragazza: “Sì! Maiorca. Sono andata insieme a un paio di miei compagni di università”.
Io: “Bella vita, ne avrete combinate di tutti i colori. Le vacanze insieme ai compagni d’università sono le più belle. Anch’io ricordo quand’ero andato in Abruzzo insieme ai miei amici dell’uni, non hai idea di che casini abbiamo combinato. I tuoi amici invece sono persone “a posto” come te o sono fuori di testa?”
Ragazza: “Perché? Ti sembro una a posto io?”.
Io, ironico: “Assolutamente sì, una ragazza perbene, anzi la più brava ragazza dell’anagrafe di Milano”.
Ragazza: “Ah ah. Comunque i miei amici sono veramente fuori”.
Io: “Da come lo dici sembra che si droghino dalla mattina alla sera”.
Ragazza: “Beh! Non sei tanto distante dalla verità”
Io: “Ah ah. Sai che una volta ho conosciuto uno che era veramente tossico. Era un amico di un mio amico. Non lo sai, ma questo si è portato dietro una “droga pesante” durante una serata che abbiamo fatto insieme. Ce l’ha anche fatta vedere, era un pazzo. Aspè mi ricordo anche come si chiamava, come cacchio si chiamava… ah sì tipo Mario Rossi. Quello sì che era fuori”.
Ragazza: “Ma! Aspetta anch’io conosco un Mario Rossi che è veramente fuori. E’ venuto in vacanza con me!”
Io: “Ah ah. Noo daai non penso che si tratti della stessa persona.”
Ragazza: “Aspetta ho una foto, ti faccio vedere”.
Ragazza, ridendo: “Eh sì”
Io: “Guarda, io vengo qua spesso e ogni giorno è un incubo, oggi però è da denuncia”
Ragazza: “Ah ah. Sì è vero.”
Io: “Sei qui anche tu per un certificato?”
Ragazza: “Mah in realtà sono qui per mio fratello, deve rifare la carta d’identità e lui non poteva venire, così sono venuta io”.
Io: “Eeee cosa non si fa per un fratello! Anch’io ho un fratello e abbiamo un rapporto di amore-odio che non ti dico”.
Ragazza, divertita: “E’ normale tra fratelli. Io con il mio vado d’accordissimo, anche lui mi fa favori quando può”.
Io: “Però se gli stai facendo questo favore in pieno giorno significa che non lavori, eppure a una prima occhiata mi sembravi un avvocato”.
Ragazza: “Ah ah perché?”.
Io: “Mah, vestita elegante, anagrafe, cartellina in mano, avevo fatto due più due”.
Ragazza: “Ah ah. Non sono avvocato, sono una studentessa di psicologia”.
Io: “Non me lo dire, sono un appassionato della materia, forse perché mi riguarda personalmente, ah ah. Dove studi? Statale?”.
Ragazza: “Sì in Statale, tra non molto mi laureo, non vedo l’ora!”.
Io: “Caspita allora ti faccio i complimenti in anticipo. Stai preparando la tesi immagino”.
Ragazza: “Sì, tesi sul colloquio psicologico nella selezione del personale”.
Io: “Mmm allora ti vedi già capo di una grossa azienda”.
Ragazza: “Seee magari! Tu cosa fai invece?”.
Io: “Il lavoro più banale del mondo! Lavoro in uno studio di avvocati, per questo sono qua, vengo sempre a fare certificati che servono alle nostre cause. Però un giorno vorrei aprire uno studio tutto mio!”.
Ragazza: “Beh, quando aprirai il tuo studio posso venire a sceglierti i dipendenti”.
Io: “Si come no, ti aspetto a braccia aperte”.
Ragazza: “Ah ah”.
Io: “A proposito di braccia, le hai belle abbronzate! Sei stata in vacanza?”
Ragazza: “Sì! Maiorca. Sono andata insieme a un paio di miei compagni di università”.
Io: “Bella vita, ne avrete combinate di tutti i colori. Le vacanze insieme ai compagni d’università sono le più belle. Anch’io ricordo quand’ero andato in Abruzzo insieme ai miei amici dell’uni, non hai idea di che casini abbiamo combinato. I tuoi amici invece sono persone “a posto” come te o sono fuori di testa?”
Ragazza: “Perché? Ti sembro una a posto io?”.
Io, ironico: “Assolutamente sì, una ragazza perbene, anzi la più brava ragazza dell’anagrafe di Milano”.
Ragazza: “Ah ah. Comunque i miei amici sono veramente fuori”.
Io: “Da come lo dici sembra che si droghino dalla mattina alla sera”.
Ragazza: “Beh! Non sei tanto distante dalla verità”
Io: “Ah ah. Sai che una volta ho conosciuto uno che era veramente tossico. Era un amico di un mio amico. Non lo sai, ma questo si è portato dietro una “droga pesante” durante una serata che abbiamo fatto insieme. Ce l’ha anche fatta vedere, era un pazzo. Aspè mi ricordo anche come si chiamava, come cacchio si chiamava… ah sì tipo Mario Rossi. Quello sì che era fuori”.
Ragazza: “Ma! Aspetta anch’io conosco un Mario Rossi che è veramente fuori. E’ venuto in vacanza con me!”
Io: “Ah ah. Noo daai non penso che si tratti della stessa persona.”
Ragazza: “Aspetta ho una foto, ti faccio vedere”.
La ragazza
estrae il cellulare e mi mostra la foto del mio bersaglio.
Io: “Ma non ci credo! Ti giuro che è lui”
Ragazza: “Ah ah nooo. Ma veramente?”.
Io: “Ma ti giuro, è lui. E’ ancora fuori? Ah ah”
Ragazza: “Madonna mia, non sai quanto. Questo si droga pesantemente, anche in vacanza lo ha fatto, lui e i miei amici son dei veri tossici, ah ah”.
Io: “E una ragazza così perbene come ci è finita in un gruppo di tossici?”
Ragazza: “Va beh, ma mica sono ragazzi cattivi. E’ che si divertono anche così, son sempre fuori. Però sono dei bravissimi ragazzi, ormai li conosco da tanto tempo e sono persone d’oro. Comunque c’erano anche le mie amiche in vacanza e la maggior parte del tempo stavo insieme a loro. Cacchio quindi lo conosci! E’ incredibile”.
Io: “Va beh non è che lo conosca, mi ricordo che era uscito una sera con noi e mi è rimasto impresso per quella storia lì. Comunque sì, incredibile. Allora non ha smesso per nulla! Ah ah”.
Ragazza: “Direi proprio di no. E’ ancora un pazzo. Però è fidanzato, credo che si stia per sposare. Pensa che la futura moglie non sa nulla sulla storia della droga”.
Io: “Eh beh ci credo, se no col cavolo che se lo sposa”.
Ragazza: “No va beh, è perché lui dice che la tipa è contro queste cose, per questo lui glielo nasconde, però è innamorato perso. In vacanza una gli ha pure fatto il filo e lui l’ha rifiutata”.
Io: “Un vero uomo allora!”.
Ragazza: “Già”.
Io: “Mamma mia che stress l’attesa. Va beh andrò fuori a fumarmi un sigaretta. Tu fumi?”
Ragazza: “Yes. Vengo anch’io, così fumo in compagnia”.
Io: “Oook”.
Ragazza: “Ah ah nooo. Ma veramente?”.
Io: “Ma ti giuro, è lui. E’ ancora fuori? Ah ah”
Ragazza: “Madonna mia, non sai quanto. Questo si droga pesantemente, anche in vacanza lo ha fatto, lui e i miei amici son dei veri tossici, ah ah”.
Io: “E una ragazza così perbene come ci è finita in un gruppo di tossici?”
Ragazza: “Va beh, ma mica sono ragazzi cattivi. E’ che si divertono anche così, son sempre fuori. Però sono dei bravissimi ragazzi, ormai li conosco da tanto tempo e sono persone d’oro. Comunque c’erano anche le mie amiche in vacanza e la maggior parte del tempo stavo insieme a loro. Cacchio quindi lo conosci! E’ incredibile”.
Io: “Va beh non è che lo conosca, mi ricordo che era uscito una sera con noi e mi è rimasto impresso per quella storia lì. Comunque sì, incredibile. Allora non ha smesso per nulla! Ah ah”.
Ragazza: “Direi proprio di no. E’ ancora un pazzo. Però è fidanzato, credo che si stia per sposare. Pensa che la futura moglie non sa nulla sulla storia della droga”.
Io: “Eh beh ci credo, se no col cavolo che se lo sposa”.
Ragazza: “No va beh, è perché lui dice che la tipa è contro queste cose, per questo lui glielo nasconde, però è innamorato perso. In vacanza una gli ha pure fatto il filo e lui l’ha rifiutata”.
Io: “Un vero uomo allora!”.
Ragazza: “Già”.
Io: “Mamma mia che stress l’attesa. Va beh andrò fuori a fumarmi un sigaretta. Tu fumi?”
Ragazza: “Yes. Vengo anch’io, così fumo in compagnia”.
Io: “Oook”.
Dopo la sigaretta finsi un imprevisto e me ne andai salutandola
educatamente. Tornai dalla mia cliente, carico di notizie per lei.
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