mercoledì 29 novembre 2017

SCEGLIERE CHI APPROCCIARE






by Andrea Frighi

In linea di massima CHIUNQUE può essere approcciato e intervistato.
E’ bene sapere però che alcune persone assumono atteggiamenti tali da farti capire di non essere ben disposte a un dialogo.
In questo articolo imparerai a riconoscere tali condotte (e quindi ad evitare il più delle volte i soggetti che le pongono in essere) e ad assumere l’atteggiamento corretto quando qualcuno “fa resistenza”, in modo da affrontarla e abbatterla.

Per prima cosa parliamo del concetto di “ricettività”.
L’assunto di base è che una persona ricettiva è più predisposta al dialogo di una non ricettiva.
Per fare un rapido esempio, elenco di seguito una serie di situazioni:
·         uomo con una ventiquattrore alle ore 08.00 del mattino che cammina di fretta per strada
·         uomo seduto tranquillamente su una panchina al parco
·         donna in atteggiamento romantico con il proprio fidanzato
·         donna al supermercato insieme ai figli che va di fretta
·         donna sola in un centro commerciale intenta a fare shopping
·         uomo che ha appena ricevuto una promozione
·         donna a cui è appena morto il cane

Trattasi all’apparenza di un elenco divertente e immagino tu abbia capito dove voglio arrivare. Le persone descritte negli esempi riportati posseggono un livello di ricettività diverso. E’ chiaro che un uomo intento a recarsi in orario al lavoro sarà meno disponibile a dialogare rispetto a un altro seduto tranquillamente su una panchina di un parco. Allo stesso modo una donna che sta facendo la spesa di fretta al supermercato insieme ai figli sarà molto meno ricettiva rispetto a un’altra che sta facendo shopping, sola, in un centro commerciale (tipica situazione in cui una donna è spesso spensierata e felice).

Non sto dicendo che le persone non ricettive siano impossibili da approcciare. Anzi, se affrontate con l’atteggiamento corretto sarà possibile instaurare un dialogo anche con loro. Semplicemente il compito del detective sarà più arduo.

Da tutto questo ne deriva che la prima cosa che devi fare è osservare il contesto e capire il livello di ricettività dell’intervistato in modo da modulare l’atteggiamento a seconda della “situazione” che si presenta.

E’ vero, l’empatia è uno dei fattori più importanti nel gioco delle informazioni, ma capire chi è più predisposto al dialogo semplicemente osservandone l’atteggiamento e il non verbale non è da meno.
Facciamo un altro esempio pratico: poniamo di approcciare un soggetto per strada chiedendo un indicazione stradale. Il soggetto può reagire in due modi: rispondendo semplicemente alla tua richiesta di indicazioni senza aggiungere altro, oppure rispondendo e proseguendo a conversare, magari ponendoti domande sulla destinazione. E’ chiaro che questo secondo tipo di persona sarà molto più predisposto al dialogo di chi risponde semplicemente alla tua domanda. Ed è proprio da questo tipo di persona che l’investigatore otterrà più facilmente informazioni.
Esistono poi gesti tipici, segnali del corpo, che le persone ti mandano inconsciamente per farti capire di essere ben disposte a conversare con te (e quindi che hanno accettato la tua presenza).

Ad esempio una ragazza può spostarsi i capelli e lasciare scoperto il collo nella tua direzione, oppure può sostenere il tuo sguardo con tranquillità, oppure ti tocca e ti dà dei buffetti, fa domande su di te, è incuriosita, ride alle tue battute. Sono tutti segnali che ha accettato la tua presenza ed è pronta al dialogo (e quindi a fornirti informazioni).
Chi oppone resistenza è facilmente riconoscibile:
·         ti guarda con sospetto
·         indietreggia se sposti il tuo corpo/viso verso di lui/lei
·         fa domande su di te, ma sono domande sospettose, che riguardano più che altro il motivo per cui tu poni certe domande
·         braccia conserte
·         non sostiene il tuo sguardo e fa di tutto per farti capire che ha fretta
·         è agitato/a o in imbarazzo anche dopo alcuni minuti di conversazione

Se qualcuno oppone resistenza sappi che hai sbagliato qualcosa. Riprendersi dall’errore durante la medesima conversazione è possibile ma richiede una buona esperienza. Il segreto sta nell’AUMENTARE la tua empatia, mettendoti ancora di più nei panni dell’altra persona. Forse hai sbagliato l’approccio, forse stai sbagliando l’atteggiamento (non indicato per il contesto in cui ti trovi?), forse sei tu stesso agitato e lo trasmetti all’interlocutore, forse stai parlando di un argomento che era meglio non toccare. Le possibilità sono infinite ma tu, da bravo investigatore, sarai imperturbabile di fronte alle reazioni negative del tuo intervistato, non ti mostrerai minimamente scosso e proseguirai il dialogo come se nulla fosse successo, modificando però il tuo atteggiamento in base a ciò che ritieni giusto e ottenendo così l’informazione.

E’ necessario che tu sia freddo e che riesca a capire cosa è andato storto. Puoi quindi modificare la postura, l’atteggiamento e rendere frizzante una conversazione che prima era arida.

Questa è la migliore capacità del detective professionista: riprendersi dall’errore con freddezza.
Se un dialogo sta andando male non deprimerti, sii imperturbabile, cambia strategia ma continua con la tua parlantina. Dopodiché può anche non funzionare ma un investigatore non si ferma al primo ostacolo, prosegue finché non ha esaurito tutte le cartucce. Poi, se proprio va male, si scusa per il disturbo e se ne va come se nulla fosse, in cerca di informazioni da altre persone.

Ricorda sempre di creare nella tua mente una scappatoia per cavartela qualora il dialogo dovesse andare male. Puoi inventare di aver sbagliato persona, come faccio spesso io.

Un esempio: se devo chiede informazioni su un tal Ezio Rossi, il quale abita in Via Dei Tigli 13, magari mi presento all’indirizzo e chiedo informazioni su un tal Ezio RossO. Di solito è il mio intervistato a correggere il nome e alla fine, se qualcosa dovesse andare storto, potrò usare sempre la scusa del: “ah no, ma guardi che c’è un errore, io parlavo di Ezio RossO, quindi si tratta semplicemente di un omonimo, ho sbagliato mi scusi”. Alle volte l’intervistato non ti correggerà nemmeno, dando per scontato che l’informazione che cercavi riguardava Ezio Rossi e non Ezio RossO (ovviamente se nella stessa palazzina non esistono effettivamente un Ezio RossO e un Ezio RossI, ma le probabilità sono davvero minime, in ogni caso basterà dare un’occhiata preliminare ai citofoni).
Le possibilità sono infinite e anche in questo caso dipendono dalla situazione e dal contesto. 

All’inizio è bene formarsi le “scappatoie” nella propria mente in modo da non essere colti alla sprovvista, poi diverrete talmente esperti ad inventare piccole bugie che non sarà più necessario.





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