by Andrea Frighi
Comincerò l’analisi sul mondo dell’investigazione da un elemento che può apparire banale ma che si rivela essere basilare per la nostra professione. È qualcosa di talmente radicato negli addetti ai lavori che spesso dimenticano di istruire a dovere i propri collaboratori: la prima e fondamentale regola dell’investigatore privato.
Comincerò l’analisi sul mondo dell’investigazione da un elemento che può apparire banale ma che si rivela essere basilare per la nostra professione. È qualcosa di talmente radicato negli addetti ai lavori che spesso dimenticano di istruire a dovere i propri collaboratori: la prima e fondamentale regola dell’investigatore privato.
E cioè NON DIRE A
NESSUNO, PER NESSUNA RAGIONE, DI ESSERE UN INVESTIGATORE PRIVATO.
Questo dettame è
essenziale quando il detective sta svolgendo un servizio sul campo ma a mio
modo di vedere è bene seguire la regola anche nella vita privata, soprattutto
quando la qualifica dell’investigatore è quella di collaboratore esterno (colui
che svolge le indagini sul campo), oggi denigrato dalla nuova legge a semplice
“collaboratore per indagini elementari” (scelta davvero infelice dal momento
che in un’agenzia investigativa è la figura che svolge tutto il lavoro sporco e
dovrebbe essere quindi quella di maggior rilievo).
Può sembrare strano ed effettivamente noi titolari di agenzia siamo costretti a bypassare questo principio per ovvie ragioni pubblicitarie ma ricordo che quando ero collaboratore e conoscevo qualche persona nuova non facevo alcun riferimento alla mia reale attività. Spesso mentivo o lasciavo appositamente cadere il discorso.
Può sembrare strano ed effettivamente noi titolari di agenzia siamo costretti a bypassare questo principio per ovvie ragioni pubblicitarie ma ricordo che quando ero collaboratore e conoscevo qualche persona nuova non facevo alcun riferimento alla mia reale attività. Spesso mentivo o lasciavo appositamente cadere il discorso.
Non si tratta di
essere fanatici o spaventati: il fatto è che l’obiettivo finale del
detective è la protezione del cliente e non potrete difendere il cliente se
prima non proteggete voi stessi. Questo concetto è fondamentale e sarà
ribadito più volte nel corso dei prossimi articoli.
Potrebbe capitare che l’individuo che vi è stato presentato pochi minuti prima e a cui avete raccontato della vostra vita professionale possa in futuro divenire un vostro sorvegliato. Può accadere che la persona sbagliata venga a conoscenza della vostra qualifica da terzi, magari la stessa persona che avevate agganciato sotto copertura pochi mesi prima. Consiglio sempre ai miei detective di stare in guardia durante le normali situazioni sociali, basta una parola sbagliata al momento sbagliato e possono accadere fatti veramente spiacevoli.
Potrebbe capitare che l’individuo che vi è stato presentato pochi minuti prima e a cui avete raccontato della vostra vita professionale possa in futuro divenire un vostro sorvegliato. Può accadere che la persona sbagliata venga a conoscenza della vostra qualifica da terzi, magari la stessa persona che avevate agganciato sotto copertura pochi mesi prima. Consiglio sempre ai miei detective di stare in guardia durante le normali situazioni sociali, basta una parola sbagliata al momento sbagliato e possono accadere fatti veramente spiacevoli.
Mi trovavo in discoteca con degli amici in una località distante da casa
mia. Ricordavo di aver svolto un servizio in quella zona ai danni di un ragazzo
minorenne sospettato di fare uso di sostanze stupefacenti. Fotografie e filmati
girati durante la sorveglianza avevano dimostrato che il ragazzo faceva uso di
droghe ed era anche un piccolo spacciatore. Il servizio si concluse con
l’affidamento temporaneo del giovane ai servizi sociali e con un rancore
profondo covato dal minore nei confronti dei detective che lo avevano
“incastrato”, a lui ad oggi ancora sconosciuti.
Durante la festa a un certo punto mi ritrovai davanti proprio il ragazzo che avevo pedinato per settimane soltanto alcuni mesi prima. Pochi minuti più tardi lo vidi conversare con un’amica della nostra compagnia: i due si conoscevano. Fortunatamente la ragazza non faceva parte del nostro gruppo di amici storico e si trovava con noi quella sera soltanto per caso. Per questo motivo non le avevo rivelato di essere un detective e avevo pregato i miei amici di non farne accenno. Quando la nostra amica ci presentò il mio “ex-sorvegliato”, evitai quanto meno una situazione imbarazzante.
Durante la festa a un certo punto mi ritrovai davanti proprio il ragazzo che avevo pedinato per settimane soltanto alcuni mesi prima. Pochi minuti più tardi lo vidi conversare con un’amica della nostra compagnia: i due si conoscevano. Fortunatamente la ragazza non faceva parte del nostro gruppo di amici storico e si trovava con noi quella sera soltanto per caso. Per questo motivo non le avevo rivelato di essere un detective e avevo pregato i miei amici di non farne accenno. Quando la nostra amica ci presentò il mio “ex-sorvegliato”, evitai quanto meno una situazione imbarazzante.
E’ bene quindi
rivelare la reale professione soltanto ai propri cari, al massimo agli amici
più stretti.
Quando si sta
svolgendo un servizio investigativo vero e proprio il discorso cambia
radicalmente: per nessuna ragione bisogna dichiarare apertamente di essere
detective. Può capitare di essere individuati dagli abitanti della zona durante
un appostamento, oppure di essere “smascherati”
dal proprio pedinato durante una sorveglianza. Nel primo caso, qualora
rivelaste la vostra identità, salterebbe la copertura poiché la presenza di un
investigatore attirerebbe la curiosità della gente, circolerebbe la voce
e in poche ore potrebbe giungere alle orecchie del vostro sorvegliato.
Nel secondo caso, una
volta messi alle strette, dichiarare di essere un investigatore equivarrebbe a
commettere un suicidio. Anche evitare il discorso e allontanarsi intimoriti
potrebbe essere controproducente: una bugia ben congegnata è invece necessaria
per allontanare i sospetti. Il trucco è scovare sempre una motivazione
che giustifichi quello che si è appena fatto. Agli inizi è di vitale
importanza formarsela preventivamente nella propria testa, in quanto la
mancanza d’esperienza potrebbe giocare brutti scherzi. Bisogna perciò
chiedersi: “se mi scopre, che scusa posso inventarmi?” oppure “se
dalla finestra di un’abitazione si accorgono della mia presenza che motivo
posso avere per starmene qui appostato?”. Si sa, prevenire è meglio che
curare. Con il tempo diverrete talmente esperti ad inventare scuse che le
piccole bugie dette a fin di bene diverranno in voi una seconda natura.
Seguivo un uomo sospettato di furto ai danni di una grossa azienda. Era uno
dei miei primi pedinamenti ed ero ancora inesperto. L’indagato era attento e
aveva l’abitudine di girare a vuoto in auto per controllare se fosse seguito ma
io non ero a conoscenza di questo suo comportamento. Durante uno dei suoi
strani giri in macchina si accorse della mia presenza e mi bloccò la strada
all’interno di un grosso parcheggio. Mi chiese con aria seccata che cosa stessi
facendo. In pochi secondi mi tornò in mente il percorso che l’uomo aveva
compiuto, in pieno centro all’ora di punta e all’interno di due aree parcheggio
entrambe senza posti auto disponibili, compresa quella in cui egli mi aveva
fermato. Quando con la faccia più incredula del mondo esclamai: “perché me lo
chiede? Sto cercando parcheggio da mezz’ora e non riesco a trovarlo” il mio
indagato si scusò senza insospettirsi e si allontanò soddisfatto. Certamente
non avrei potuto riprendere la sorveglianza ma l’uomo si era quantomeno
convinto che nessuno lo stesse controllando. Lo incastrammo poche settimane più
tardi mettendogli alle calcagna altri detective.
Molti investigatori
ignorano questa regola basilare persino durante un servizio. Sono convinti che
non ci sia nulla di male a rivelare la propria attività ad estranei anche
durante lo svolgimento di un incarico. Questo discorso regge finché la persona
messa al corrente del “segreto” non si scopre essere un conoscente del soggetto
che si sta pedinando.
Quando ero ancora un collaboratore io e un mio collega seguivamo una donna
per una causa di affidamento minori. Un giorno la signora si recò in un parco
pubblico insieme alle figlie e sedette su una panchina mentre le bambine si
divertivano a correre nel prato.
Io e il mio collega ci sistemammo su una scalinata da dove potevamo scattare ottime fotografie. La scalinata conduceva però ad un gazebo dove veniva pubblicizzata una bevanda analcolica e due belle ragazze dello stand ci chiesero cortesemente di spostarci perché ostruivamo il passaggio. Stavo per andarmene ma nel mio collega tanta era la voglia di far colpo sulle fanciulle che spifferò la nostra professione e il motivo per cui eravamo lì. Maledii tra me e me l’ingenuo compagno e riprendemmo la sorveglianza. Qualche minuto più tardi vedemmo una delle ragazze allontanarsi dal gazebo e raggiungere la nostra indagata. Era chiaro da come ci guardavano che la giovane stava raccontando di noi alla signora e fummo costretti a sospendere il servizio. In seguito venni a sapere che la ragazza dello stand era la cugina della donna sotto sorveglianza e che era corsa da lei per avvertirla.
Io e il mio collega ci sistemammo su una scalinata da dove potevamo scattare ottime fotografie. La scalinata conduceva però ad un gazebo dove veniva pubblicizzata una bevanda analcolica e due belle ragazze dello stand ci chiesero cortesemente di spostarci perché ostruivamo il passaggio. Stavo per andarmene ma nel mio collega tanta era la voglia di far colpo sulle fanciulle che spifferò la nostra professione e il motivo per cui eravamo lì. Maledii tra me e me l’ingenuo compagno e riprendemmo la sorveglianza. Qualche minuto più tardi vedemmo una delle ragazze allontanarsi dal gazebo e raggiungere la nostra indagata. Era chiaro da come ci guardavano che la giovane stava raccontando di noi alla signora e fummo costretti a sospendere il servizio. In seguito venni a sapere che la ragazza dello stand era la cugina della donna sotto sorveglianza e che era corsa da lei per avvertirla.
Esiste soltanto una
categoria di soggetti alla quale è bene, oltre che necessario, raccontare la
verità: gli organi di Polizia Giudiziaria.
Ad oggi ne fanno parte
i seguenti uffici di polizia:
·
POLIZIA DI STATO
·
ARMA DEI CARABINIERI
·
GUARDIA DI FINANZA
·
POLIZIA LOCALE
·
POLIZIA PENITENZIARIA
·
CORPO FORESTALE DELLO
STATO
Capita spesso durante
un appostamento di essere individuati dagli abitanti della zona i quali,
spaventati, avvertono le forze dell’ordine.
Il detective è obbligato a fornire i propri documenti dietro richiesta della PG oltre a una spiegazione riguardo alla propria presenza sul posto.
Nella maggior parte dei casi dopo i controlli di rito la polizia permette all’investigatore di proseguire il servizio senza complicazioni di sorta.
Potrebbero però insorgere diverse problematiche, osserviamole insieme.
Innanzitutto è bene che i detective tengano a mente la data, l’ora e il luogo del controllo di polizia, oltre al numero di targa dell’autovettura su cui circolavano gli agenti. Questo per poter sporgere denuncia in caso di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine.
Il detective è obbligato a fornire i propri documenti dietro richiesta della PG oltre a una spiegazione riguardo alla propria presenza sul posto.
Nella maggior parte dei casi dopo i controlli di rito la polizia permette all’investigatore di proseguire il servizio senza complicazioni di sorta.
Potrebbero però insorgere diverse problematiche, osserviamole insieme.
Innanzitutto è bene che i detective tengano a mente la data, l’ora e il luogo del controllo di polizia, oltre al numero di targa dell’autovettura su cui circolavano gli agenti. Questo per poter sporgere denuncia in caso di abuso di potere da parte delle forze dell’ordine.
Inoltre
l’investigatore non è obbligato a rivelare le generalità della persona sotto
sorveglianza alle autorità. Nel caso un’informazione simile venga richiesta
dalle forze dell’ordine conviene che il detective sorvoli sull’irregolarità
della domanda perché questo potrebbe innervosire gli agenti. Sarà
sufficiente inventare una piccola bugia sminuendo l’incarico cui si sta
lavorando. Mi è capitato di svolgere servizi relativi a furti, truffe
o rapine ma agli organi di polizia racconto sempre che si tratta del classico
caso di “tradimento”. Gli agenti si sentiranno più tranquilli e non vorranno
intromettersi. In questo modo si evita il rischio di compromettere l’indagine.
E’ bene sapere che
soltanto la Polizia Giudiziaria può venire a conoscenza del motivo della
presenza del detective in una determinata area. Perciò se il civile che ha avvertito le forze
dell’ordine vuole assistere alla conversazione per mera curiosità il detective
ha tutta la facoltà di allontanarlo.
E’ buona cosa informare preventivamente le autorità locali in caso di lunghi appostamenti presso una piccola cittadina o presso un’area composta unicamente da villette. In questo modo la polizia è avvertita e non potranno insorgere malintesi.
E’ buona cosa informare preventivamente le autorità locali in caso di lunghi appostamenti presso una piccola cittadina o presso un’area composta unicamente da villette. In questo modo la polizia è avvertita e non potranno insorgere malintesi.
Infine voglio
rammentare la netta differenza che passa tra le forze dell’ordine e le guardie
giurate anche se la detenzione dell’arma e la divisa indossata da questi ultimi
possono creare un po’ di confusione. Per nessuna ragione un vigilante
può costringere un civile ad esibire documenti e tanto meno possiede la facoltà
di arrestare o fermare qualcuno. Il detective non è nemmeno tenuto a
giustificare la propria presenza sul posto: può tranquillamente chiedere di
avvisare le forze dell’ordine alle quali verranno date esaustive spiegazioni.
Solitamente sconsiglio di portare la discussione sino a questo punto e anche in
questo caso è conveniente escogitare la classica scusante che giustifichi la
presenza del detective in loco.
Mi trovavo appostato presso il centro storico di una località marina. Per
una serie di sfortunate circostanze quel giorno l’unica posizione dalla quale
era possibile osservare l’uscita dall’abitazione del mio sorvegliato si trovava
in prossimità di una banca. Mi aspettavo che l’indagato uscisse presto al
mattino per recarsi alla spiaggia come d’abitudine quindi non mi preoccupai più
di tanto. Quella mattina però il mio uomo non si allontanò dalla sua dimora
(scoprii in seguito che era influenzato) e rimasi per più di 5 ore appostato
davanti alla banca. Intorno alla terza ora il vigilante dell’istituto si
avvicinò e mi chiese che cosa stessi facendo seduto in auto da solo per tutto
quel tempo. Quasi piangente gli risposi: “ero qui in vacanza con la mia
ragazza, abbiamo litigato ed è ripartita sola lasciandomi qui. Volevo solo
starmene per i fatti miei a riflettere, se do fastidio mi allontano non c’è
alcun problema”. La guardia sorrise e mi rispose che capiva perfettamente come
ci si sentisse ad “essere lasciati”. Per quanto lo riguardava potevo starmene
seduto in auto per tutto il tempo che volevo. Rimasi appostato per altre due
ore, poi sospesi la sorveglianza per non destare ulteriori sospetti.
Sitografia: http://www.aenigmainvestigazioni.it/la-regola-fondamentale-dellinvestigatore-privato/
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